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“Migranti divisi per il colore della pelle”. Viaggio nei ghetti dei centri di accoglienza

Viaggio nel Sud italia tra le strutture di accoglienza per i migranti, dalle baraccopoli di Foggia e Rosarno fino alla tendopoli di Messina e all’hotspot di Pozzallo. Condizioni igienico sanitarie terribili, denunce di violenze e persone divise in base al colore della pelle, dalle immagini della carovana “Over the Fortress” l’inquietante scenario dell’accoglienza in Italia.
A cura di Antonio Musella
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Condizioni igienico sanitarie terribili, persone divise in base al colore della pelle, denunce di violenze subite per la prese delle impronte digitali, centinaia di persone stipate nelle tende all'interno di uno stadio di baseball per tre anni come il caso dello stadio "Nebiolo" di Messina: è questa la realtà dei centri di accoglienza per migranti nel Sud Italia. Accanto ai centri molto spesso sorgono delle enormi baraccopoli, come quelle di Rosarno e Foggia dove i migranti vivono tra lamiere e teli di plastica, sommersi dai rifiuti, attendendo che i caporali li reclutino per lavorare in agricoltura per pochi euro al giorno. Le immagini consegnate a Fanpage.it dalla carovana "Over the Fortress" testimoniano il tipo di accoglienza che viene fatta nel nostro paese ai migranti che arrivano sulle nostre coste.

L'hotspot di Pozzallo e la tendopoli di Messina

Tommaso Gandini è uno degli attivisti che ha attraversato il Sud Italia a bordo di un camper per monitorare le strutture di accoglienza. L'hotspot di Pozzallo in provincia di Ragusa, uno dei luoghi citati nel discusso rapporto di Amnesty International che racconta di violenze e torture fatte dalle forze dell'ordine ai migranti all'interno di queste strutture. Tutto gira intorno alla presa delle impronte. I migranti una volta schedati, secondo gli accorti internazionali, sono costretti a chiedere l'asilo politico nel paese dove si è stati identificati. La gran parte dei migranti che arrivano sulle nostre coste non ha l'Italia come tappa di arrivo, secondo l'Eurostat nel 2014 a fronte di 170.100 arrivi solo 63.456 richiesero l’asilo, nel 2015 su 153.842 persone sbarcate la cifra fu di 83.970. Per questo molti migranti provano a sottrarsi alla presa delle impronte, ed è qui che si registrano numerosi episodi di violenza. "Con i nostri occhi abbiamo visto che la procedura è quella descritta nel dossier di Amnesty International – spiega Tommaso Gandini a Fanpage.it – anche persone malate che dovevano andare in ospedale venivano prima sottoposti alla presa delle impronte".

"Inoltre – racconta Gandini – dopo lo sbarco c'è una divisione delle persone in base alla linea del colore, i più scuri  da una parte e i più chiari dall'altra, i maghrebini per esempio sono più chiari e generalmente non hanno diritto di asilo perché non gli viene riconosciuto lo status di rifugiato a differenza di chi viene da un paese a prevalente carnagione più scura come può essere la Nigeria. I più chiari vengono subito rimpatriati, a Palermo abbiamo visto addirittura un gruppo di palestinesi che era finito tra quelli con la carnagione più chiara".  Le immagini girate a Messina mostrano un centro di accoglienza in condizioni incredibili. Si tratta dello stadio "Nebiolo" dove si giocava a baseball e che ora ospita alcune centinaia di migranti. Il campo in terra battuta ogni volta che piove diventa un vero e proprio pantano, chi vive lì lo fa in condizioni igienico sanitarie terribili. La struttura doveva essere provvisoria ma è lì da ormai tre anni. Di fatto il baseball a Messina è stato cancellato e i migranti che vivono nello stadio risiedono in un vero e proprio campo profughi.

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La baraccopoli di Rosarno e Foggia

Accanto ai centri molto spesso sorgono delle enormi baraccopoli, come quelle di Rosarno, in Calabria e Rignano Garganico e Borgo Mezzanone in provincia Foggia dove i migranti vivono sommersi dai rifiuti, attendendo che i caporali li reclutino per lavorare in agricoltura per pochi euro al giorno. Le immagini delle bidonville sono impressionanti, un agglomerato di baracche costruite con teli di plastica e lamiere di ferro, una accanto all'altra fino a costituire un villaggio disseminato di rifiuti, masserizie di ogni tipo e carcasse di animali. I migranti la mattina presto vanno al lavoro, a raccogliere le arance a Rosarno o i pomodori nel caso del foggiano, e ritornano nelle baraccopoli solo quando tramonta il sole per pochi spiccioli offerti dal datore di lavoro italiano, quasi sempre con la complicità di un caporale che va a "scegliere" la forza lavoro direttamente nel campo. "In questo stato di degrado, povertà e miseria non può che regnare l'illegalità – spiega Gandini – i fenomeni criminali più diffusi sono lo spaccio e la prostituzione, quest'ultima diffusa tutto intorno alle baraccopoli con un sistema criminale violento molto rodato".

La situazione di Rosarno probabilmente è tra le peggiori in tutta Italia, nella bidonville vivono circa 2.000 persone anche se le stime sono difficili per i continui arrivi. In provincia di Foggia oltre alla baraccopoli di Rignano Garganico c'è quella di Borgo Mezzanone. Le foto del campo mostrano delle abitazioni che addirittura sono state messe in piedi con pezzi di auto probabilmente rubate. La baraccopoli di Borgo Mezzanone sorge a pochissimi metri dal C.A.R.A. (Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo) e molto spesso i migranti vivono tra la baraccopoli e il centro. "Le forze dell'ordine che controllano il perimetro del C.A.R.A. sono sempre attente a verificare che giornalisti o attivisti non si avvicinino troppo – racconta Gandini – ma ignorano del tutto l'illegalità diffusa che si manifesta davanti ai loro occhi: dallo sfruttamento della prostituzione al caporalato, dallo spaccio alle violenze di ogni genere".

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