374 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Migranti, Amnesty: “I governi europei e l’Italia sono complici delle torture in Libia”

Amnesty International accusa i paesi dell’Ue e l’Italia, ritenendoli “complici” delle torture, degli abusi e dei trattamenti orribili subiti dai migranti nei centri di detenzione in Libia. Amnesty attacca anche la Guardia costiera libica che “mette a rischio la vita dei migranti e intimidisce le Ong”.
A cura di Stefano Rizzuti
374 CONDIVISIONI
Immagine

Stavolta l’accusa arriva da Amnesty International, ma non è di certo la prima volta che i governi europei vengono messi sul banco degli imputati per la gestione dei flussi migratori in Libia e per le violenze da loro subite nei campi di detenzione. Di recente era stato l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid Ra’ad al-Hussein a denunciare “gli orribili abusi che i migranti affrontano dopo essere stati intercettati in mare e riportare in Libia”. Ora il messaggio viene ribadito da Amnesty che accusa i governi europei di essere complici delle torture e delle violenze ai danni di migliaia di migranti detenuti in condizioni spaventose in Libia.

Il rapporto ‘Libia: un oscuro intreccio di collusione’ spiega come “centinaia di migliaia di rifugiati e migranti intrappolati in Libia sono in balia delle autorità locali, delle milizie, dei gruppi armati e dei trafficanti, spesso in combutta per ottenere vantaggi economici”. John Dalhuisen, direttore di Amnesty International per l’Europa, afferma: “Decine di migliaia di persone sono imprigionate a tempo indeterminato in centri di detenzione sovraffollati e sottoposte a violenze ed abusi sistematici. I governi europei non solo sono pienamente a conoscenza di questi abusi, ma sostengono attivamente le autorità libiche nell’impedire le partenze e trattenere le persone in Libia. Dunque, sono complici di tali crimini”.

Dalhuisen esorta i governi dell’Ue chiedendo loro di “permettere alle persone di arrivare in Europa attraverso canali legali”, facendo pressione sulla Libia per porre fine alle detenzioni arbitrarie, rilasciando tutti gli stranieri e consentendo un accesso “incondizionato” nei campi all'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr).

L’accusa di Amnesty si rivolge poi alla Guardia costiera libica, che “mette a rischio le vite dei migranti” e “intimidisce le Ong”. “È noto – si legge ancora nel report – che ufficiali della Guardia costiera operano in collusione con le reti di trafficanti e hanno usato minacce e violenze contro rifugiati e migranti su barconi in difficoltà”. Amnesty ricorda il caso di un’imbarcazione donata dall’Italia nell’aprile scorso, la Ras Jadir, che è stata usata dalla Guardia costiera libica durante un incidente il 6 novembre, quando “la loro azione insensata ha contribuito a far annegare 50 persone”. In quell’occasione una nave della Ong Sea-Watch 3 che si trovava nelle vicinanze è stata costretta ad allontanarsi dopo “il lancio di oggetti dalla Ras Jadir”.

In un passaggio del report, Amnesty attacca anche l’Italia, ricordando come “i paesi membri dell’Ue – in particolare l’Italia – hanno attuato una serie di misure con l'obiettivo di chiudere la rotta migratoria del Mediterraneo centrale, con poco interesse per le conseguenze per quanti sono intrappolati” in Libia.  Infine, Amnesty fornisce un quadro della situazione nei centri di detenzione libici dove i migranti subiscono “trattamenti orribili”. Vere e proprie prigioni definite “luoghi sovraffollati e insalubri” in cui si trovano “attualmente fino a 20mila persone”. I testimoni intervistati da Amnesty raccontano di aver subito torture, lavori forzati, estorsioni, uccisioni illegali.

374 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views