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“Mi serve sangue per papà”, l’appello su Facebook di un giovane giornalista palermitano

Un giovane reporter ricorre ai social per la sua richiesta d’aiuto. L’ha già fatto in passato, dimostrando come questi strumenti possano essere utilizzati per scopi nobili e utili.
A cura di Pietro Giammona
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«Mi serve sangue per papà (e non solo per lui)» un appello secco, senza retorica e giri di parole. Una richiesta d'aiuto come tante se ne vedono su Facebook e di cui spesso diffidiamo ma che questa volta arriva da un giornalista, Vassily Sortino, un giovane collega palermitano che collabora con la Repubblica e che cura gli uffici stampa di diversi locali e artisti palermitani. Chi lo conosce lo vede spesso in giro con la sua barba rossiccia e lunghissima e il suo tablet nello zainetto, pronto per una delle sue dirette. Da qualche tempo il padre è costretto a sottoporsi a chemioterapia per combattere la leucemia e, dopo un periodo a casa, è stato ricoverato di nuovo in ospedale.

«Mi serve sangue per mio papà Giuseppe Sortino, che al momento è un paziente ricoverato al reparto di ematologia dell’ospedale Cervello di Palermo», scrive Vassily in una nota sul suo profilo Facebook, tra un comunicato di lavoro e un post per promuovere gli eventi degli artisti che segue perchè fermarsi, come lui stesso ha sostenuto in un altro post, significherebbe perdere guadagni ma soprattutto perdere gli stimoli per affrontare con la giusta lucidità queste vicissitudini.

«Papà è in piena fase post-chemioterapica (quelli bravi direbbero di “aplasia midollare”), con le relative conseguenze. Anzitutto un calo netto di globuli rossi e piastrine. Per compensare questa mancanza è necessario fare un certo numero di sacche di sangue. Il suo è zero positivo».

Da bravo giornalista non si perde in inutili giri di parole è va subito al sodo, ponendo l'attenzione su una questione più generale, che non riguarda soltanto suo padre.

«C'è un problema», scrive. E il problema è che nell'ospedale dove il papà di Vassily è ricoverato c'è una fortissima carenza di sangue e proprio di quel gruppo sanguigno. «Cosa chiedo? – continua Vassily – Semplice. Se potete donare un po’ del vostro sangue andando in ospedale. Certo, non lo daranno direttamente a lui “ad personam”, ma, vista l’urgenza – ha emoglobina pari a 7 (notevolmente sotto la soglia di emergenza) – gli arriverà quasi sicuramente e sarebbe utile fare scorta, anche in vista di un potenziale nuovo trapianto di midollo osseo (ipotesi che vorrei evitare, ma che è ancora viva)».

Per dare una mano basta andare in uno dei centri trasfusionali dell'ospedale Cervello o dell'ospedale Villa Sofia di Palermo e chiedere di fare una donazione. Non è la prima volta che Vassily ricorre ai social per questo tipo di appelli, lo aveva già fatto nel 2011 quando il padre aveva iniziato ad avere i primi problemi e lo ha fatto pure qualche mese fa, sempre con un post su Facebook, chiedendo una delle cose più tenere che un figlio possa chiedere per il padre: «Se qualcuno ha un po' di tempo e può andarlo a trovare per fare due chiacchiere con lui, ne sarebbe felice».

Forse è uno dei migliori esempi di uso intelligente di questo strumento (se soltanto non ci fossero i soliti stupidi che lanciano falsi appelli solo per il gusto di fare like e condivisioni). Alla richiesta di aiuto di Vas, così si fa chiamare dagli amici più intimi, hanno già risposto in molti – almeno sulla rete – rilanciando e condividendo l'appello. Speriamo che la buona volontà non si fermi al mondo digitale ma si traduca in aiuto concreto.

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