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Metodo Stamina, Lorenzin sul caso Noemi: “Non alimentare false speranze”

Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin torna a parlare del metodo Stamina con particolare riferimento alla piccola Noemi, bimba affetta da Sma1 che è stata visitata anche da Papa Francesco: “Spero che presto si farà chiarezza”.
A cura di Susanna Picone
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Continua la discussione in merito al metodo Stamina, la cui sperimentazione – com’è noto – è stata bloccata dal Ministero della Salute tra le proteste di quanti chiedono di accedervi. A parlare delle cure con le cellule staminali è il ministro Beatrice Lorenzin che, ospite di Tv2000, ha fatto riferimento in particolare al caso della piccola Noemi, la bambina affetta da Sma1 e recentemente visitata anche da Papa Francesco. I genitori di Noemi sono tra quelli che chiedono che la figlia possa accedere al metodo Stamina. “La migliore cura palliativa per Noemi – ha detto Lorenzin – va cercata nei luoghi dove sono in corso sperimentazioni. Non vogliamo alimentare false speranze, il problema del metodo Stamina è che non avendo mai iniziato la fase sperimentale non può essere considerato cura palliativa”. Il ministro della Salute ha dichiarato di sperare di avere presto “una parola di chiarezza definitiva su questo metodo” affinché, appunto, non si alimentino false speranze.

“Caso affrontato senza superficialità né pregiudizio” – E Lorenzin ha anche fatto sapere di aver chiesto l’acquisizione delle cartelle cliniche di tutti i casi trattati con questo metodo in modo tale da farle valutare dall’Istituto Superiore di Sanità, dal Centro Nazionale Trapianti, dall’Aifa e “dai maggiori esperti per una comparazione scientifica che dia tranquillità nel giudizio che è stato dato”. Il ministro ha inoltre voluto sottolineare ancora una volta come il caso (che ha scatenato molte polemiche) “è stato affrontato senza superficialità né pregiudizio”. “Quando la scienza ti dice no – ha spiegato – la politica non può sostituirsi al medico”. Infine da Lorenzin è arrivata anche una promessa: “Ce la metterò tutta – ha concluso il ministro – per modificare la norma sulla sperimentazione e per trattare le malattie rare in modo più efficace e in tempi brevissimi, superando i tempi della burocrazia che non sono quelli della malattia. Dobbiamo costruire per i malati rari una diversa rete territoriale”.

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