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“Mercante d’arte finanziava Messina Denaro”, maxisequestro a Trapani

Secondo le indagini della Dia di Trapani, per decenni il superlatitante e il padre hanno tenuto in mano il commercio illegale di opere d’arte e reperti archeologici trafugati. Messina Denaro addirittura avrebbe commissionato il furto del famoso Satiro danzante.
A cura di Antonio Palma
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Tra i finanziatori del boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro ci sarebbe anche un noto mercante d'arte siciliano che  per oltre un trentennio avrebbe accumulato ricchezze con i proventi del traffico internazionale di reperti archeologici con l'appoggio degli uomini del padrino. È quanto sostengono gli investigatori della Direzione investigativa antimafia  di Trapani che nel mattinata di mercoledì hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro ai fini della successiva confisca di prevenzione dell’intero patrimonio mobiliare, immobiliare e societario riconducibile all'uomo, G. F. B. Le indagini della Dia trapanese Trapani, coordinate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dal sostituto Geri Ferrara, hanno portato i sigilli a società, palazzi, castelli antichi, opere d'arte e reperti di valore storico–archeologico il cui valore è impossibile quantificare.

A tirare nuovamente in ballo il Mercante d'arte, già coinvolto in precedenti inchieste ma scampato a ogni condanna,  le dichiarazioni del testimone di giustizia Giuseppe Grigoli, l’ex patron di Despar in Sicilia condannato per essere stato il braccio imprenditoriale del superlatitante Matteo Messina Denaro. Un rapporto che, secondo il racconto fatto da altri pentiti negli anni scorsi, sarebbe iniziato già con il boss Francesco Messina Denaro, padre del numero uno della mafia di Castelvetrano. Secondo alcuni collaboratori di giustizia, ci sarebbe stato proprio Francesco Messina Denaro dietro il furto dell’Efebo di Selinunte, una statuetta di grandissimo valore storico archeologico trafugata negli anni Cinquanta.

Secondo i racconti, per anni i tombaroli sarebbero stati al servizio di Cosa nostra che poi mandava all'estero i reperti in un giro molto lucroso di opere d'arte rubate. Secondo un collaboratore di giustizia marsalese, negli anni '90  addirittura Matteo Messina Denaro avrebbe commissionato il furto del famoso Satiro danzante reperto archeologico conservato a Mazara del Vallo che avrebbe poi provveduto a commercializzarlo attraverso canali svizzeri. Proprio la Svizzera in effetti sembra essere stata la cassaforte di tante opere d’arte trafugate in Italia. Nel 2001 i carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale scoprirono a Basilea un vero tesoro composto da più di 5mila reperti archeologici provenienti da scavi clandestini che poi furono restituiti all'Italia .

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