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Maternità: partorire in Italia è un percorso ad ostacoli

Un report di Save The Children mette in evidenza i numerosi ostacoli che ancora si presentano sul percorso di maternità di una donna in Italia.
A cura di Antonio Palma
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La vicenda di Catania dove una neonata è morta dopo una serie di errori a più livelli tra pubblico e privato, fortunatamente non è un caso frequente nel nostro Paese, ma i rischi connessi alla maternità in Italia sono purtroppo ancora tanti. A ricordarlo è un report di Save The Children che, dati alla mano, mette in evidenza i numerosi ostacoli che ancora si presentano sul percorso di maternità di una donna in Italia. Uno dei punti più dolenti sono i cosiddetti Punti Nascita, dove cioè avvengono materialmente i parti. Secondo il report “Mamme in arrivo” di Save the Children, infatti, ben il 29% dei Punti Nascita in Italia non è in linea con i parametri standard stabiliti dalle convezioni sanitarie, sia perché vi si effettuano meno di 500 parti l’anno sia perché non hanno personale medico/ostetrico sufficiente o servizi di trasporto materno e neonatale di emergenza adatto. Il numero più elevato di queste strutture s registra al sud, in Campania (20%) e in Sicilia (18%), ma anche nel Lazio (12%) e in Sardegna (10%). Una situazione che porta quindi in alcuni casi a emergenze non gestibili dalla struttura sanitaria dove si partorisce. Anche se la mortalità infantile in Italia è tra le più basse al mondo in alcune zone del Paese infatti ancora troppi neonati muoiono nel primo anno di vita, soprattutto nel Mezzogiorno. I picchi più alti si registrano in Sicilia (4,8 bambini che perdono la vita entro il primo anno, su 1000 nati vivi), e in Campania (4,1).

I parti cesarei

Un'altra peculiarità del nostro Paese in tema di maternità è invece il numero abnorme di parti cesarei praticati ogni anno sia in strutture pubbliche che private. Sempre secondo il report di di Save The Children, che si inserisce nel progetto "Fiocchi in ospedale" che l'organizzazione sta portando avanti in alcuni ospedali con sportello aperto tutti i giorni, nel nostro Paese infatti i parti cesarei sono in media più di 1 su 3. Si tratta del 36,3% dei parti, quasi 10 punti sopra la media Ue e più del doppio rispetto a quanto raccomandato dall’OMS. Anche in questo caso le regioni in testa sono al sud: Campania (61,5%), Molise (47,3%), Puglia (44,6%), Sicilia (44,8%).

Il sostegno alle famiglie

Negativo anche il giudizio sull'assistenza alle neo mamme e alle coppie. La rete dei consultori infatti è molto frammentata sul territorio nazionale e l'offerta dei servizi varia notevolmente da una regione all'altra. In generale però solo un quinto delle strutture dispone di un'équipe completa. Scarsissima anche la copertura di asili nido, in media solo il 13% dei piccoli tra 0-2 anni infatti trova posto e in alcune regioni questa percentuale scende ancora, toccando quota 2% in Calabria e Campania. Del resto la quota di risorse  destinate alle famiglie sul totale della spesa sociale è inferiore al 4,8%. Anche per questo forse il numero di nascite in Italia continua a crollare così come la tendenza a spostare l'età del primo figlio sempre più avanti.

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