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Massimo Sacco graziato, l’italiano condannato a 27 anni negli Emirati tornerà a casa

Lʼimprenditore Massimo Sacco, detenuto da oltre un anno per un presunto traffico di stupefacenti negli Emirati Arabi Uniti, rientrerà in Italia nei prossimi giorni. Lo hanno confermato fonti della Farnesina. Il 53enne aveva lamentato un trattamento ignobile in carcere: “Mi torturano, scariche elettriche sui testicoli”.
A cura di Biagio Chiariello
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Massimo Sacco, l’imprenditore italiano da tempo detenuto in carcere negli Emirati Arabi Uniti, è stato graziato e presto rientrerà in Italia. Lo hanno confermato fonti della Farnesina, precisando che la grazia è stata concessa dall'emiro Sheikh Khalifa Bin Zayed Al Nahyan.

Chi è Massimo Sacco e di cosa era accusato

Sacco, 53 anni, di Roma, si era trasferito negli Emirati Arabi nel 2013 insieme alla compagna Monia Moscatelli, e lì ha aperto una società di consulting di ristrutturazioni con appalti milionari, ha spiegato lui stesso. La sua vita è cambiata la sera del 5 marzo del 2018, quando è stato arrestato dopo una festa al Barasti di Dubai. In quell’occasione, come da lui riferito, gli sarebbe stata consegnato una busta che, si scoprirà più tardi, conteneva della cocaina. Accusato di traffico internazionale di stupefacenti – accusa che aveva sempre rigettato totalmente dichiarandosi innocente – era stato condannato a 27 anni di carcere.

I disperati appelli

Drammatico era stato il suo appello, tramite il suo avvocato, lo scorso gennaio ai conduttori de "I Lunatici" su Rai Radio2. Sacco (affetto da microcitemia, un’anomalia a carico dei globuli rossi) aveva parlato di “torture d’ogni genere da parte delle guardie carcerarie”, lamentando “contusioni in tutto in corpo, incrinazione di tre costole, scosse elettriche ai genitali. A seguito delle scosse elettriche ricevute ai genitali il testicolo sinistro ha assunto le dimensioni di un’arancia”. Ad aprile un nuovo appello a Chi L’Ha Visto?: "Non ne posso più, non so quanti chili ho perso, ho tutte le ossa di fuori. Sono rinchiuso in un carcere di massima sicurezza come il peggiore degli assassini. Ho dormito per mesi su una lastra di ferro, senza materasso, con una sola coperta. Sono costretto a mangiare per terra, con le sole mani in una busta di plastica. Il tutto in condizioni igieniche e sanitarie peggio del terzo mondo".

La grazia

Ora finalmente è libero. “Sono felicissimo. Mi hai salvato la vita”, le prime parole di Massimo al suo avvocato Stefania Franchini che, con il suo studio legale – Hamdan Al Kaabi – aveva presentato più volte la domanda di grazia al Sovrano.

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