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Massimo D’Alema: “Renzi ha portato la sinistra all’estinzione, il Pd ha consegnato il Paese a Matteo Salvini”

L’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema torna a parlare di politica dopo svariate settimane di silenzio e torna ad attaccare Matteo Renzi: “Parliamoci chiaro, le cose non sono rimaste ferme dal 4 marzo. Salvini non ha vinto le elezioni, perché alle elezioni è arrivato terzo, ha vinto il dopo elezioni, per effetto della sua capacità di iniziativa politica. Il Pd gli ha consegnato il paese persino teorizzandolo, favorendo la saldatura con i Cinque Stelle”.
A cura di Charlotte Matteini
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L'ex presidente del Consiglio ed esponente di Liberi e Uguali, Massimo D'Alema, torna a parlare di politica dopo settimane di silenzio e per la prima volta commenta il neonato governo Conte formato da Lega e Movimento 5 Stelle. In un'intervista concessa ad Huffington Post, D'Alema in prima battuta tira una stilettata all'ex segretario del Pd Matteo Renzi:

Presidente D'Alema, sono venuto qui con l'idea di non parlare di Renzi, perché mi pare che il problema sia più ampio. È l'estinzione della sinistra.

Allora, se il tema è questo, vuole parlare di Renzi. Sennò, in alternativa, le propongo di parlare di calcio. Siamo alle fasi conclusive dei mondiali…

Renzi è ancora così decisivo? A me sembra che sabato all'assemblea si è consumato il funerale del Pd.

Parliamoci chiaro, finché non c'è un altro leader che vince il congresso e dice "abbiamo sbagliato" in questi anni, le ripeto non solo un'altra persona ma un'altra politica, c'è lui: dimezzato, ma lui. Trovo sconcertante che a tre mesi dallo tsunami elettorale ancora non si sia aperta una discussione seria sulle ragioni della sconfitta e sulle strade per ricostruire la sinistra.

Commentando l'ascesa politica di Matteo Salvini, che da qualche settimana a questa parte sta letteralmente raddoppiando il consenso elettorale rispetto a quanto raccolto alle elezioni dello scorso 4 marzo, D'Alema sottolinea: "Il popolo non esiste a prescindere da una classe dirigente e da progetto politico. Il popolo non è un oggetto sociologico, è una costruzione politica. Oggi il Pd è prigioniero di equilibri del suo establishment e anche Liberi e uguali vive in una dimensione analoga e fatica a prendere corpo un processo costituente. In questi casi si porta la discussione in mezzo alla gente, non la si introietta in modo paralizzate. E la discussione dovrebbe essere su come ricostruire il campo della sinistra. Invece non c'è una riflessione, una visione, nulla. Allora (nel 1994, ndr) ci fu una linea, un gruppo dirigente, una discussione politica. Le piattaforme con cui ci presentammo Veltroni e io erano strutturate, robuste, con una solidità politica. Qui non c'è nulla. Parliamoci chiaro, le cose non sono rimaste ferme dal 4 marzo. Salvini non ha vinto le elezioni, perché alle elezioni è arrivato terzo, ha vinto il dopo elezioni, per effetto della sua capacità di iniziativa politica. Il Pd gli ha consegnato il paese persino teorizzandolo, favorendo la saldatura con i Cinque Stelle. E ora Salvini ha la pistola carica. Nel momento in cui il governo dovesse andare in crisi, si può presentare con tutta coalizione di destra che è il blocco più forte, anche per l'assenza di ogni dialogo tra Cinque stelle e la sinistra".

Rispetto all'ipotesi di accordo di govern tra Pd e Movimento 5 Stelle paventata prima della formazione del governo Conte, D'Alema commenta: "Io non sto dicendo che andava necessariamente fatto l'accordo. Sto dicendo un'altra cosa: che si sarebbe dovuto aprire il confronto con i Cinque stelle, cioè fare politica. Noi, ai tempi, non facemmo l'accordo con la Lega, ma facemmo politica verso la Lega, incuneandoci nell'alleanza tra Bossi e Berlusconi e favorendo, come ben ricorda, quella separazione che ci consentì di vincere le elezioni la volta dopo. È storia, diciamo".

Sull'immigrazione, D'Alema non le manda a dire a Salvini: "È indegno il modo in cui Salvini alimenta paure e sentimenti razzisti, anziché mettere in campo una strategia per governare l'immigrazione e ridurne l'impatto sui ceti popolari nel nostro paese come pure sarebbe certamente possibile. In questo si misura tutto il cinismo e la brutalità della destra. Ed è evidente che i Cinque stelle sono in una posizione di debolezza e di subalternità. Però dire che sono la stessa cosa è un'analisi sbagliata, superficiale, propagandistica, che non fa fare un solo passo in avanti. Io non sono colpito che Salvini lanci una campagna contro gli immigrati. È significativo invece che il governo faccia l'accordo con i sindacati della scuola e vari un provvedimento, per quanto discutibile e migliorabile, contro il precariato. Queste due misure ti danno la percezione di quale varco ha lasciato la sinistra, nella sua assenza di iniziativa politica".

Mi pare un po' generoso sul decreto dignità che lascia inalterato l'impianto del jobs act sull'articolo 18. È davvero poca cosa.

E infatti dico che è insufficiente. Però mi colpisce che qualcuno si pone il problema della precarietà del lavoro, mentre il Pd continua dire che va tutto bene. Ripeto, colpisce il mix. Si è consentito a questo governo di sommare, contemporaneamente, razzismo contro gli immigrati lasciando la possibilità di rappresentare gli interessi sociali della sinistra. Ed è qui che si deve recuperare. Se vuoi incalzarli perché quel decreto è insufficiente per essere credibile devi dire che hai sbagliato sul job act. Questo è il punto. Perché la riflessione in questi anni è fondamentale. Dopo la più grande sconfitta della storia della sinistra, è patetica una classe dirigente che continua a fare propaganda senza indicare una prospettiva. Occorre fare i conti in modo severo e impietoso con questi anni, non con gli anni Novanta: come è avvenuta la demolizione dei blocchi sociali, delle alleanze, come è che tutto questo è precipitato.

Le risponderebbero quelli del Pd: stiamo facendo opposizione.

L'opposizione non c'è: ci sono proclami, propaganda, una assurda campagna contro gli elettori di sinistra come se la colpa fosse loro e non di chi li ha persi. La crisi della globalizzazione doveva spingerti sul terreno delle protezioni dei ceti popolari, sei andato sulla dimensione opposta, di un rilancio del blairismo, separandoti dal popolo più profondo, e con chi se la prende Renzi? Con gli elettori che non l'hanno capito e che "se la sono presa con il Matteo sbagliato".

Sempre a Renzi torniamo. Io penso che una sconfitta di queste dimensioni investa tutta la classe dirigente del centrosinistra…

(Interrompe) Concordo: chi è stato complice, chi non lo ha sconfitto, chi non lo ha combattuto con sufficiente determinazione e durezza.

Lei che critica si fa?

La terza che le ho detto, di non averlo combattuto con sufficiente durezza. Adesso però a me interessa il tema politico. E il tema è la costruzione di una alternativa. Solo una riflessione, seria e rigorosa, aiuta a trovare la strada del futuro. Altrimenti, in assenza di un gruppo dirigente degno di questo nome, la crisi della sinistra viene elaborata e pensata dagli altri, come i maitre a penser che riempiono le pagine dei giornali.

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