Martina Rossi, morta cadendo da un balcone: ascoltato il ragazzo conosciuto in Spagna
Prosegue ad Arezzo il processo per la morte di Martina Rossi, studentessa ventenne genovese deceduta dopo essere precipitata dal sesto piano di un hotel a Palma di Maiorca, in Spagna, il 3 agosto del 2011. Nel corso dell’ultima udienza sono stati ascoltati diversi testimoni, tra cui i genitori della giovane vittima e anche Mattia, un ragazzo di Urbino che aveva conosciuto Martina in vacanza poche ore prima della sua morte. “Martina era una ragazza normale – ha detto il giovane in aula -. Si stava divertendo in Spagna. Era allegra. Aveva un vestitino verde, lo ricordo perché è il mio colore preferito. Abbiamo parlato della vacanza e anche di arte perché io ho un tatuaggio di Dalì su un polso ed era il suo artista preferito. Era serena”. Della morte di Martina Rossi sono ritenuti responsabili in conseguenza di un tentativo di stupro due giovani aretini, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi. Secondo il perito del pm la dinamica della caduta di Martina dal balcone è incompatibile con un suicidio. I due ragazzi sono imputati per aver quindi provocato la caduta di Martina dal balcone del sesto piano dell'hotel. Secondo il pm Roberto Rossi la ragazza stava tentando di sfuggire a un tentativo di stupro.
Il giovane è andato dai carabinieri dopo aver saputo della morte di Martina – Davanti al collegio presieduto dal giudice Angela Avila, il giovane di Urbino ha spiegato che quella sera lui e Martina si diedero un bacio e salutandosi lui le lasciò il suo contatto Facebook: “Ho saputo tramite la trasmissione televisiva ‘Chi l'ha visto?' che Martina era morta e che mi stavano cercando. E mi sono presentato spontaneamente dai carabinieri”. In aula ha parlato anche Franca Murialdo, la mamma della studentessa morta in Spagna, che ha ricordato i momenti successivi alla morte della figlia. “Uno era imbambolato, l'altro sfuggente. Chiesi ad Albertoni perché mia figlia aveva graffi sul collo, non mi rispose. L'unica cosa che sapevano dire con il suo amico Luca Vanneschi, e anche in modo arrogante, è che erano impauriti”, ha spiegato ricordando il momento drammatico in cui, una volta arrivata a Palma di Maiorca con il marito Bruno, si confrontò nelle ore successive alla morte della figlia in vacanza coi due imputati del processo di Arezzo. La donna, commuovendosi, ha ricordato di aver visto “quei graffi sul collo della figlia e non capii cosa significassero. Martina stava bene due giorni prima quando partì da Malpensa con le amiche”.