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Martina Franca, abbattuta una vecchia chiesa: il proprietario doveva metterla in sicurezza

Roventi polemiche nel Tarantino, dove il titolare del terreno privato su cui sorgeva la chiesetta in stile neogotico si è arrogato il diritto dell’abbattimento senza alcuna autorizzazione dopo l’ordinanza di messa in sicurezza.
A cura di Biagio Chiariello
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 La chiesa che si incontrava sulla statale fra Taranto e Martina Franca non esiste più: nonostante il  sindaco di Martina, Franco Ancona, avesse ordinato il recupero, i proprietari hanno preferito la demolizione. E così l’edificazione di stile neogotico risalente agli anni Venti è stata abbattuta. A comunicarlo è stata direttamente l’amministrazione. “La chiesa era situata in un'area paesaggisticamente vincolata", scrive il Comune "La demolizione è stata del tutto arbitraria e andava comunque autorizzata da parte degli uffici competenti. Per questo saranno adottati dagli organi i provvedimenti consequenziali".

Come ricorda Repubblica, la chiesetta era stata costruita quasi un secolo fa e si trovava a soli due metri dalla statale 172, la trafficata arteria che collega Martina Franca a Taranto, a circa tre chilometri dall'ingresso del paese. “Al catasto era registrata come immobile privato e senza nome" ha scritto sulla sua pagina Facebook l'assessore ai Beni culturali del Comune di Martina, Antonio Scialpi, "verosimilmente era dedicata a san Giovanni Bosco e la statua della Madonna potrebbe essere stata Maria Ausiliatrice". Dopo decenni di incurie, passata di eredità in eredità, la chiesetta versava in pessime condizioni. Nei mesi scorsi il tetto era crollato. Il 29 settembre e il 13 ottobre il sindaco Ancona aveva emesso due ordinanze imponendo ai proprietari la messa in sicurezza e il recupero della chiesa diroccata.

Il Comune però evidenzia come i proprietari abbiamo deciso per l’abbattimento “senza informare le autorità", ha aggiunto l'assessore Scialpi, in quanto l'immobile si trovava "in un'area soggetta a vincolo paesaggistico dove le demolizioni devono essere assentite dalle varie autorità, compresa la soprintendenza". In molti, specialmente su Facebook, si sono rammaricati per l’accaduto.  "Un oltraggio alla cultura e al patrimonio storico artistico di Martina", ha commentato lo studioso del territorio Silvio Laddomada.

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