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Caporalato a Marsala, migranti sfruttati a 3 euro l’ora: punito chi protestava per pane duro

La storia di caporalato scoperta degli agenti della polizia di Trapani che dopo sei mesi di indagine hanno arrestato padre e figlio di 68 e 35 anni di Marsala con l’accusa di sfruttamento della manodopera. I due imponevano turni massacranti che iniziavano alle 5 del mattino con paga oraria massima di tre euro oltre al panino, spesso duro, che davano ai lavoratori come pasto.
A cura di Antonio Palma
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Sfruttati nelle campagne siciliane per una misera paga di tre euro all'ora anche per 12 ore consecutive al giorno e puniti anche solo se si lamentavano del pane duro che gli veniva fornito a pranzo e a cena. È quanto erano costretti a subire alcuni  lavoratori immigrati, sia clandestini sia regolari, reclutati da due agricoltori di Marsala per il lavoro nei campi di loro proprietà. E' la storia di caporalato scoperta dagli agenti della polizia di Trapani che nella mattinata di giovedì hanno arrestato due italiani,  padre e figlio di 68 e 35 anni, ora accusati di sfruttamento della manodopera, "aggravato e in concorso". Per i due il Gip di Marsala ha emesso un ordine di custodia cautelare ai domiciliari su richiesta della locale Procura della Repubblica.

Nella stessa ordinanza il giudice per le indagini preliminari ha disposto anche il sequestro preventivo di due vigneti e di un vasto oliveto, di proprietà degli arrestati, dove avvenivano gli episodi di caporalato e dove i migranti lavoravano. Secondo l'accusa, però, i due arrestai non si limitavano a usare  della manodopera sottopagata degli immigrati nei loro campi ma ormai erano diventati veri e propri manager dello sfruttamento mettendo i poveri lavoratori a disposizione anche di altri agricoltori tra Marsala e Mazara del Vallo, sempre nel Trapanese. Untraffico che andava avanti da almeno tre anni.

Come accertato dall'inchiesta condotta dalla squadra mobile trapanese, che è durata sei mesi, quasi ogni mattina i due andavano a prelevare gli immigrati con le loro macchine e li portavano nei campi per farli lavorare.  Gli immigrati venivano prelevati da un capannone nelle campagne di Marsala, dove vivevano in pessime condizioni igienico sanitarie, o erano reclutati direttamente nei centri di accoglienza per migranti. A incastrarli i due arrestati le intercettazioni ambientali e telecamere nascoste messe dagli investigatori che hanno registrato le contrattazioni con gli immigrati sulla paga oraria, sulle ore di lavoro e sul cibo ma anche le proteste di alcuni degli sfruttati. Chi faceva troppe storie sul compenso o sul cibo però veniva subito escluso

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