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Marco Paolini dopo l’incidente mortale rinuncia al Premio: “Nulla è come prima”

Sono passati circa dieci giorni dal tamponamento in A4 che ha provocato la morte di una donna. Ieri l’attore ha scritto alla giuria del Pelmo dʼOro: “Il mio carattere somiglia alle Alpi, poi un pezzo viene giù di schianto”. Parole che fanno ben intuire il dramma che anche lui sta vivendo.
A cura di Biagio Chiariello
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Ieri sera, 28 luglio, avrebbe dovuto ritirare il Pelmo d’Oro, a Rocca Pietore, in provincia di Belluno. Marco Paolini però non se l’è sentita di salire sul palco a ringraziare il pubblico della sua terra. Con una lettera, che ha letto per lui il suo amico Roberto Padrin, presidente della Provincia di Belluno, ha spiegato i perché di questa decisione. L'attore, coinvolto il 17 luglio in un tamponamento mortale in cui ha perso la vita una 50enne, ha confessato: "Mi avete fatto l'onore del conferimento del Pelmo d'Oro alla Cultura 2018. Il mio carattere somiglia alle Alpi, nel bene e nel male. Le Crode sembrano eterne, poi un giorno un pezzo viene giù di schianto e quel che resta non è come prima". Paolini ora è indagato per omicidio stradale; per giustificare la sua assenza l'artista ha scritto: "Ho sentito questa come un'occasione in più per marcare l'appartenenza a una comunità, quella bellunese, che in tanti modi mi ha fatto negli anni sentire il suo affetto e sostegno". Dalle sue parole, si intuisce subito il suo stato d’animo: "Camminando sui sentieri quest'estate mi capiterà l'occasione di un chiarimento a tu per tu con il Pelmo nell'ora in cui diventa d'oro".

Marco Paolini si era subito preso le responsabilità per quanto accaduto sulla A4: era al volante della sua Volvo, quando forse per distrazione ha tamponato una Fiat 500 con a bordo due donne. Una di loro, dopo alcuni giorni in ospedale in fin di vita, non ce l’ha fatta. “Marco è devastato, non riesce neppure a parlare. Per uno come lui, che ha speso l’intera carriera a sensibilizzare gli altri alla ‘responsabilità dell’adulto’, questa è una tragedia impossibile da superare”, aveva dichiarato il suo produttore Federico Bonsembiante. “Sono qui nel mio momento più difficile solo per onorare personalmente milioni di giovani europei mandati al macello un secolo fa”, ha poi raccontato a Repubblica. “Non dirò nulla di me, di quanto mi è successo. Ho questa tosse maledetta da mesi, non passa, mi tormenta. Tossisco e adesso penso che ogni colpo sia come una fucilata”.

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