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Marco Boni, l’ultima inquietante foto dal fondo del lago

Sul profilo Facebook di Marco Boni, il sedicenne trovato cadavere sul fondo del Lago di Garda dieci giorni fa, resta iconica e inquietante una foto. Con la maschera e l’attrezzatura il ragazzo da sub il liceale saluta con la mano dal fondo del lago. Per la polizia la sua morte è stata un ‘gesto autolesionistico lucido e freddo”.
A cura di Angela Marino
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Di Marco Boni, studente sedicenne di Riva del Garda trovato cadavere sul fondo del lago lo scorso 5 marzo resta iconica una foto: Marco che saluta con la mano dal fondo del lago. Lo scatto – pubblicato dal settimanale Giallo – è una delle poche immagini rimaste sul profilo Facebook del ragazzo e ha il sapore di un ultimo addio. La sua morte, un evento che ha sconvolto profondamente i suoi compagni di scuola al liceo classico a Riva Del Garda (Trento), per la polizia è stato un "gesto autolesionistico lucido e freddo", Marco, dunque si sarebbe gettato di sua volontà nella acque del Garda, a circa 300 metri dal sentiero di Ponale dove una telecamera lo aveva ripreso per l'ultima volta mentre camminava a passo svelto.

Seppellito senza autopsia

Nessuna violenza, nessun incidente, solo la volontà di compiere un gesto estremo, per gli inquirenti che in questi giorni hanno indagato sul caso. I genitori, che hanno preferito seppellire in figlio senza che il suo corpo venisse sottoposto ad autopsia – piangono ora quel ragazzo gentile, colto e intelligente che tutti amavano. Un ragazzo indipendente e autonomo che a soli sedici anni viveva da solo, occupando un monolocale di proprietà della famiglia a pochi passi dalla scuola, per poi raggiungere la famiglia nel weekend. Proprio nell'appartamentino di Riva del Garda la mamma Silvia lo aspettava quel pomeriggio del 16 febbraio – esattamente un mese fa – intorno alle 16 e 30. "Marco ha sentito la mamma intorno alle 13 e 40 – si legge nella denuncia di scomparsa presentata da papà Giulio –   Era intento a preparare il pranzo, perché da poco era tornato da scuola. Il nostro accordo era Marco sarebbe andato in palestra e poi si saremmo ritrovati a casa verso le 16 e 30. Tuttavia a casa c'era la borsa della palestra, quindi si intuiva che in palestra non ci era andato. Tentammo di chiamarlo, ma il cellulare era sempre irraggiungibile".

L'ultima passeggiata

Dov'era Marco quel pomeriggio? Una telecamera della videosorveglianza lo ha ripreso intorno alle 15 mentre aggirava l'angolo del sentiero di Ponale per imboccare una salita che si conclude in un punto ceco della montagna. Marco cammina, si volta indietro una sola volta, si porta il fazzoletto alla bocca e poi svolta l'angolo, dove poco dopo si vede un passante. Il misterioso uomo del video è un operaio albanese che avrebbe scambiato con Marco poche parole sullo stato dei lavori a pochi metri dalla vecchia strada per la valle del Ledro. La polizia esclude che Marco possa essere precipitato da quel punto, distante circa 300 chilometri dal luogo dove è stato trovato. Un punto non esposto dove è difficile che si possa cadere accidentalmente.

I turbamenti di Marco

Gesto volontario, dunque. Eppure Marco, un giovane sensibile e introverso negli ultimi tempi era seguito da una psicologa che non ha riscontrato alcuna tendenza all'autolesionismo, non aveva dato segni di malessere. Nessun biglietto o messaggio alla famiglia spiega questo gesto. "Stava leggendo, un libro, – racconta un amico a Giallo – I dolori del giovane Werther". Il libro, scritto nel 1777 da Wolfang Goethe – è un lungo prologo al suicidio di un ventenne sensibile e colto. Un libro, che all'epoca scatenò il cosiddetto ‘effetto Werther': una serie di suicidi per emulazione.

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