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Marco Baliani e Stefano Accorsi “giocano” con l’Orlando furioso

Al Teatro Nuovo di Napoli il nuovo spettacolo del duo Baliani-Accorsi: “Giocando con Orlando”, seguito più leggero e giullaresco del precedente “Furioso Orlando”.
A cura di Andrea Esposito
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Dopo “Furioso Orlando” il duo Baliani-Accorsi torna in scena con uno spettacolo tratto ancora una volta dal capolavoro dell’Ariosto dal titolo “Giocando con Orlando” che vede in scena oltre a Stefano Accorsi anche lo stesso regista nei panni del “disturbatore”.

Il lavoro drammaturgico di Baliani questa volta si è focalizzato sugli aspetti legati alle tematiche amorose anche se il tutto è ricondotto, come suggerisce il titolo, ad una rappresentazione in forma ludica: “in questa versione ho insistito molto di più sul senso del gioco teatrale e penso che la struttura narrativa dell'Ariosto si possa piegare bene a questo tipo di operazione”.

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In effetti, l’intera impalcatura dell’Orlando Furioso è una sorta di giostra, “un girovagare ciclico, rotondo, fiabesco dove le storie principiano a girare guidate dalla musica delle parole in rima e di colpo si interrompono, si perdono, restano sospese, in attesa del prossimo giro, ritrovando il bandolo perduto, riprendendo il filo del racconto”.

In altre parole, il regista ha cercato di riportare il poema alla sua forma naturale, scrostandolo della patina dei secoli che ne intrappola lo spirito. Nel corso dell’incontro di presentazione, Baliani ha raccontato un aneddoto che spiega i motivi che lo hanno spinto a realizzare un altro spettacolo sull’Orlando furioso e da cui in filigrana si comprende il tipo di operazione che ha voluta fare sul testo: “Sono stato invitato al festival di Mantova a fare una maratona di incursioni ariostesche insieme ad altri scrittori, registi, poeti, attori, il tutto di notte, nelle stesse sale e giardini dove presumibilmente Ariosto declamava il suo poema. Mentre noi, frammentati autori, dicevamo la nostra sul poema e sulla di lui figura, c’era un nastro registrato di voci attorali che interpretavano brani dell’opera. Erano insopportabili, un birignao di tromboni che nulla facevano sentire del testo ma esprimevano solo la loro altisonante tecnica vocale”.

Da qui il regista piemontese ha iniziato un lungo lavoro di riscrittura, quasi giocosa, dei versi dell’Ariosto pur mantenendo intatte molte parti del testo. “Ariosto era molto attento alla fruizione – dichiara Baliani -", e infatti si può notare che nella costruzione dei canti c’è un grande equilibrio, per così dire, scenico. Ogni canto, infatti, alla lettura dura circa quaranta minuti, “esattamente la soglia oltre la quale il pubblico si sarebbe annoiato – prosegue il regista -".

Certo dopo due anni di tournée con uno spettacolo sullo stesso testo, qualche ridondanza è inevitabile, e infatti lo spettacolo risente di qualche ripetizione, tuttavia, come dichiara Accorsi: “le cose da scoprire sono ancora tante… Mi sembra che non possiamo ancora definire totalmente questo autore, anche tra i due spettacoli che abbiamo messo in scena gli ingredienti appaiono simili, ma in realtà non si finisce mai di approfondire certe tematiche”.

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Alla fine dell’incontro Baliani si sofferma a parlare del suo prossimo progetto che realizzerà ancora una volta con Stefano Accorsi, divenuto ormai il suo attore feticcio: il ”Decameron” di Boccaccio. “Pasolini ne trasse un bellissimo film – afferma Baliani – e per farlo si era affidato alla rappresentazione iconografica medioevale e su quella aveva ideato tutto il film, mettendo al centro il tema dell'eros. Il tema da cui vorrei partire è la peste – prosegue – ma non soltanto come un’epidemia biologica, ma una peste morale come quella che attualmente ci circonda. Allora, per proteggerci, noi stiamo in scena come fossimo su una collina di Firenze: raccontiamo storie”.

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