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Malato di tumore va a cena con i cari poi si sottopone a eutanasia

L’uomo, malato di un tumore inoperabile, sarebbe stato costretto a vivere su una sedia a rotelle. Così si è fatto accompagnare dai familiari in una clinica svizzera e si è sottoposto a suicidio assistito.
A cura di D. F.
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Guardate questa foto: ritrae un uomo circondato dai suoi affetti più cari. Familiari, amici, una tavola imbandita, qualche calice di vino. Sembrerebbe l'immagine di un momento felice, e probabilmente lo è. Ma è anche l'ultima foto di Jeffrey Spector, un uomo di 54 anni che 16 ore dopo quello scatto si è sottoposto a eutanasia in una clinica svizzera. L'uomo da qualche mese era stato informato di essere affetto da un tumore alla schiena: una malattia che ancora lo lasciava vivere abbastanza serenamente, ma che da un momento all'altro si sarebbe trasformata in una croce impossibile da sopportare, paralizzandogli il collo e le gambe e costringendolo su una sedia a rotelle per il resto dei suoi giorni. E' per questo che Jeffrey Spector, dopo aver a lungo riflettuto, ha pensato che la scelta meno dolorosa sarebbe stata quella di farla finita.

Lo ha comunicato ai suoi familiari, poi ha replicato alle loro comprensibili obiezioni e si è fatto accompagnare in una clinica privata svizzera chiama Dignitas, a Zurigo: qui ha praticato il suicidio assistito. La morte di Jeffrey Spector ha alimentato un vivace dibattito nel suo Paese, il Regno Unito: in molti hanno giudicato il suo tumore una malattia non allo stato terminale, quindi hanno criticato in modo severo la sua decisione di non combattere per tentare di guarire. In realtà il cancro aveva avvolto il midollo spinale e non ci sarebbe stata nessuna possibilità di rimuoverlo, lasciandolo vivere come un tetraplegico. Mr Spector ha trovato inaccettabile la prospettiva di rimanere paralizzato per il resto dei suoi giorni ed ha deciso di morire.

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