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Mafia, sei fermi a Bagheria: “Boss in contatto con Matteo Messina Denaro”

In manette anche Paolo Liga (in foto), nipote del boss Giuseppe Scaduto, capo mandamento di Bagheria, in carcere da oltre tre mesi.
A cura di Davide Falcioni
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Sei persone sono state fermate dai carabinieri di Palermo con le accuse di associazione mafiosa ed estorsione aggravata. Le manette sono scattate anche per Paolo Liga, nipote del boss Giuseppe Scaduto, capo mandamento di Bagheria, in carcere da oltre tre mesi. Le indagini hanno permesso di accertare i ruoli dei sei all'interno di Cosa Nostra e il loro coinvolgimento in una serie di taglieggiamenti a commercianti e imprenditori di Bagheria. Paolo Liga, secondo quanto emerso dall'inchiesta, era costantemente in contatto diretto con i vertici del mandamento di Bagheria, ne custodiva e amministrava l'arsenale, composto da fucili, pistole e mitragliette con matricola abrasa, e aveva il compito di agevolare i contatti con le frange palermitana e trapanese di Cosa Nostra, compreso il boss latitante Matteo Messina Denaro.

Oltre a Liga sono stati fermati Giuseppe Sanzone, Salvatore Farina, Claudio De Lisi e suo fratello Riccardo De Lisi, e Rosaria Maria Liga, sorella di Paolo e nipote di Scaduto. La donna, stando a quanto emerso dalle indagini dei carabinieri, aveva preso parte  attivamente alla raccolta illecita del denaro attraverso le estorsioni; il ricavato era poi destinato, in quel momento, anche al sovvenzionamento della latitanza del fratello, sfuggito alla cattura nel novembre 2015. "Oggi – ha dichiarato il colonnello Antonio Di Stasio, comandante provinciale dei carabinieri di Palermo – viene colpito quello che possiamo definire il processo di sostituzione di capi o affiliati storici con nuove generazioni di criminali, figli di capi appartenenti a famiglie influenti di cosa nostra. Infatti, dopo il recente arresto, a Palermo, di Giuseppe Biondino, noto figlio dell’autista e fiduciario del “capo dei capi”, è stato oggi assicurato alla giustizia anche Paolo Liga , nipote del citato capo mandamento di Bagheria". Per il militare, ancora una volta viene evidenziato come "la pratica dell’estorsione continua a caratterizzare l'attività di Cosa Nostra palermitana, ma l'operazione mette in luce il crescente contributo di quei commercianti e imprenditori che trovano il coraggio di denunciare il pagamento del pizzo".

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