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Mafia, condannato all’ergastolo Giovanni Scimonelli: era l’uomo Bancomat di Messina Denaro

Secondo la testimonianza di un uomo a lui vicino, Scimonelli avrebbe visto più volte Messina Denaro dichiarando: “Non lo prenderanno mai, è troppo cambiato”. È stato condannato all’ergastolo per essere il mandante dell’omicidio di Salvatore Lombardo.
A cura di I. A.
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Giovanni Domenico Scimonelli.
Giovanni Domenico Scimonelli.

Per Giovanni Domenico Scimonelli, tra i fedelissimi del boss Matteo Messina Denaro, dai più considerato il nuovo capo di Cosa Nostra dopo la morte di Totò Riina, è arrivata la condanna definita all'ergastolo per essere stato il mandante dell'omicidio di Salvatore Lombardo, pregiudicato ucciso a Partanna, in provincia di Trapani, nel maggio del 2009. La Corte di assise di Trapani ha infatti accolto la richiesta dei pubblici ministeri Carlo Marzella e Francesco Grassi della direzione distrettuale antimafia di Palermo. La vittima, stando alla ricostruzione degli inquirenti, aveva rubato un furgone del supermercato gestito proprio da Scimonelli e per questo sarebbe stato brutalmente ammazzato a colpi di pistola mentre si trovava all'interno di un bar. Per il delitto erano già stati condannati a 16 anni di carcere dal Gup di Palermo Nicolò Nicolosi di Calatafimi-Segesta, che avrebbe aperto il grilletto contro il bersaglio, e Attilio Fogazza di Salemi, alla guida dell'auto su cui si sono poi dati alla fuga.

"Non prenderanno mai Messina Denaro, è troppo cambiato"

All'inizio gli investigatori non riuscivano a ricostruire la dinamica di quanto avvenuto, poi indagando sulla latitanza di Messina Denaro è arrivata la svolta, individuando movente ed esecutori materiali. Scimonelli, considerato dagli inquirenti uno dei fedelissimi del boss di Castelvetrano, è molto conosciuto nella zona del Belice. Stando a quanto raccontato da Nicolosi, i due erano amici di infanzia e pare anche che il primo abbia prestato al secondo centinaia di migliaia di euro. L'ultimo incontro tra i due, sempre stando alla confessione dell'uomo, sarebbe avvenuto nel 2012 lungo la strada vecchia tra Mazara e Salemi. "Un giorno, al bar, sul giornale c'era la foto di Matteo Messina Denaro e lui mi disse: E quando lo prendono? È completamente cambiato", ha riferito.

Scimonelli fu poi arrestato nell'agosto del 2015 nell'ambito dell'operazione Ermes e condannato in primo grado a 17 anni di reclusione, nel luglio del 2016 è stato raggiunto da un provvedimento di sequestro di beni per tre milioni di euro. L'ex imprenditore ha contribuito, inoltre, alla creazione di un consorzio vitivinicolo e ha fatto parte del consiglio nazionale della Democrazia cristiana di Angelo Sandri. Dai più, continua a essere considerato l'uomo Bancomat di Messina Denaro: il suo ruolo era quello di creare delle società fittizie tramite le quali aveva a disposizione diverse carte di credito con le quali passare contante all'amico.

Affari con olio e auto: confiscati beni per 25 milioni di euro

Ma un altro colpo è stato inferto nelle ultime ore proprio a Messina Denaro. La Direzione investigativa antimafia di Trapani ha confiscato beni per 25 milioni di euro a un imprenditore di Campobello di Mazara 57enne e ai suoi familiari. Il patrimonio era già stato sottoposto a sequestro nel novembre 2015. È stata adottata anche la misura della sorveglianza speciale per due anni. Tra le imprese illecitamente finanziate compare anche un oleificio intestato a quello che viene considerato un elemento di spicco della locale cosca mafiosa, tra gli uomini più  fedeli del boss di Castelvetrano. Il patrimonio confiscato comprende 35 unità immobiliari, tra Campobello di Mazara e Castelvetrano, 35 appezzamenti di terreno, 5 complessi aziendali, quote di partecipazioni in varie società di capitali, numerosi conti bancari e polizze assicurative.

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