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Madonna del Parto, il capolavoro di Piero della Francesca torna dopo il riallestimento

Sabato 24 febbraio debutterà il nuovo allestimento della Madonna del Parto, capolavoro di Piero della Francesca, conservato nel museo di Monterchi, ad Arezzo, dove il pittore lo realizzò in occasione dei funerali di sua madre nel 1459.
A cura di Redazione Cultura
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La Madonna del Parto, capolavoro di Piero della Francesca, può nuovamente essere ammirata dopo un mese di "black out" dovuto al riallestimento dello spazio museale di Monterchi, ad Arezzo. Il debutto del nuovo allestimento avverrà sabato 24 febbraio, dopo il lavoro di riqualificazione della sala audiovisivi che porterà nuovi benefici in termini di informazione del complesso museale a turisti e visitatori. L'intervento, per una spesa di circa 50.000 euro, è stato effettuato dal Comune insieme alla Soprintendenza, al fine di migliorare il percorso di visita. Paola Refice, funzionario dei beni artistici e storici di Arezzo e presidente della Fondazione Piero della Francesca, ha dichiarato:

La nuova offerta proposta al turista è volta ad incrementare la relazione tra l'opera di Piero ed il territorio di Monterchi con il quale vanta da sempre un legame indissolubile con numerosi vicende a riguardo. Il finanziamento per i lavori si lega al riconoscimento della qualifica, ottenuta a settembre scorso, di ‘museo di interesse regionale.

Il sindaco di Monterchi, Alfredo Romanelli, ha parlato "di progetto di fondamentale importanza, il primo dopo la nuova collocazione della Madonna del Parto avvenuta nel 1992" aggiungendo la caratura "di un investimento importante che ha riguardato la Regione Toscana, il comune di Monterchi e alcuni sponsor".

La Madonna del parto è un affresco realizzato da Piero della Francesca, conservato in un museo appositamente predisposto di Monterchi, proveniente dalla cappella di Santa Maria di Momentana. Tradizionalmente l'affresco viene fatto risalire al 1459, quando l'artista visitò forse Monterchi in occasione dei funerali della madre, che era originaria del borgo. In ogni caso la datazione oscilla di solito negli studi agli anni sessanta del Quattrocento.

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