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Made in Italy: scatta obbligo di etichetta per la pasta e il riso

Da oggi scatta l’obbligo di indicazione sull’etichetta dell’origine della materia prima per il riso e la pasta, dopo 180 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. La sperimentazione è prevista per due anni.
A cura di Annalisa Cangemi
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È ufficiale. Scatta l'obbligo di indicazione sull'etichetta dell'origine della materia prima per il riso e la pasta, dopo 180 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. La sperimentazione è prevista per due anni. Lo comunica il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Sono infatti entrati in vigore i decreti firmati dai Ministri Martina e Calenda che consentono ai consumatori di conoscere il luogo di coltivazione del grano e del riso.

"Proteggere il Made in Italy – afferma Martina – significa puntare sulla massima trasparenza delle informazioni in etichetta ai cittadini. Per questo abbiamo voluto con forza sperimentare l'obbligo di indicare espressamente sulle confezioni di pasta e riso il luogo di coltivazione". Il ministro aggiunge che "la trasparenza deve essere una battaglia comune da condurre con tutta la filiera anche in Europa. Non c'è dubbio che l'iniziativa italiana abbia ottenuto anche un risultato politico importante: dopo 4 anni la Commissione Ue ha presentato una prima bozza di regolamento attuativo della norma sull'etichettatura".

Secondo il ministro Martina è un passo avanti che va migliorato, a partire dall'indicazione obbligatoria e non facoltativa dell'origine delle materie prime: "Stiamo lavorando per una proposta che trovi il supporto della nostra filiera e di altri Paesi europei a partire dalla Francia. Se non cambierà la proposta siamo pronti a dare voto negativo nel comitato che è chiamato ad esprimersi a Bruxelles". 

"L’etichetta di origine obbligatoria che permette di conoscere l’origine del grano impiegato nella pasta e del riso mette fine all’inganno dei prodotti importati, spacciati per nazionali, in una situazione in cui un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero, come pure un pacco di riso su quattro senza che questo fosse fino ad ora indicato in etichetta", ha detto La Coldiretti.

Per il 58% degli italiani la pasta è il simbolo del Made in Italy

Per quasi 6 italiani su 10 (58%) la pasta è il vero simbolo del Made in Italy nel mondo, seguita dall'olio extravergine d'oliva (19%) e dal vino (18%). Questo è il risultato di un sondaggio Coldiretti/Ixè lanciato in occasione del Pasta Day organizzato a Roma all'Hotel Ergifeper celebrare l'entrata in vigore dei due decreti interministeriali sull'indicazione dell'origine obbligatoria del riso e del grano per la pasta.

Gli italiani sarebbero i maggiori consumatori di pasta con 23,5 kg a testa, davanti a Tunisia (16 kg), Venezuela (12 kg), Grecia (11,2 kg), Svizzera (9,2), Usa e Argentina (8,8 kg), seguiti da Iran e Cile (8,5 kg) e Russia (7,8 kg). La tendenza del consumo è verso la pasta con grani 100% italiani. Una tendenza, spiega l'associazione, che ha portato al prepotente ritorno dei grani nazionali antichi. Nel mondo l'Italia conserva il primato sulla produzione di pasta con 3,2 milioni di tonnellate all'anno, davanti a Usa, Turchia, Brasile e Russia. Ma è proprio sui mercati mondiali che si avvertono i primi campanelli di allarme visto che, in controtendenza rispetto all'andamento del Made in Italy all'estero che ha superato la storica cifra di 41 miliardi di euro, si riducono invece le esportazioni italiane di pasta, in calo in valore del 4% nell'ultimo anno (proiezioni Coldiretti su dati Istat). Si tratta – sottolinea la Coldiretti – degli effetti della rapida moltiplicazione di impianti di produzione all'estero, dagli Stati Uniti al Messico, dalla Francia alla Russia, dalla Grecia alla Turchia, dalla Germania alla Svezia.

L'intervento di Felicetti, presidente pastai di Aidepi

"I pastai italiani si sono già adeguati al regolamento nazionale arrivando anche in anticipo rispetto alla data prevista, tanto che pacchi di pasta con la nuova etichetta sono già presenti in scaffale da alcune settimane". Lo ha detto Riccardo Felicetti, presidente dei pastai di Aidepi (Associazione delle Industrie del Dolce e della pasta). Poiché ci sono delle giacenze da smaltire per qualche tempo gli italiani troveranno nei punti vendita anche pacchi di pasta con la "vecchia" etichetta, ma "da questo momento si potrà verificare che dietro ottime marche di pasta a volte ci sono semole ricavate da grani duri italiani e altre volte, invece, semole che utilizzano anche ottimi grani duri stranieri; perché la qualità non conosce frontiere e tutto il grano che utilizziamo per la pasta italiana, per bontà, sicurezza e tracciabilità, è il migliore del mondo".

Questa novità secondo i Pastai comunque è destinata a durare poco perché sarà superata dal Regolamento Ue sull'origine degli alimenti che arriverà questa estate e cambierà nuovamente le carte in tavola; e questo costringerà a riadeguare nuovamente l'etichetta. La prossima sfida comunque sarà quella di aumentare la disponibilità di grano duro italiano di qualità, attraverso i contratti di filiera, una strada che garantisce ai pastai grano adeguato e agli agricoltori un reddito certo.

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