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“Made in Castel Volturno”, la griffe contro la camorra (REPORTAGE)

Nata grazie ai volontari della cooperativa sociale “Altri Orizzonti”, il marchio che ha sede a Baia Verde, in un bene confiscato a Pupetta Maresca, è simbolo di riscatto di una città che non vuole più l’appellativo di “terra di camorra”.
A cura di Vincenzo Sbrizzi
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In tutto il mondo, purtroppo ad ogni latitudine, quando si pronuncia la parola Castel Volturno, il primo "link" che viene in mente è la strage dei Ghanesi, voluta dal killer sanguinario del clan dei Casalesi, Giuseppe Setola. Basta però passeggiare adesso per i lunghi viali alberati della cittadina ai piedi del Volturno per capire che il vento è cambiato. In uno di questi viali, nella frazione di Baia Verde, qualcosa è veramente cambiato, si è realizzato un piccolo sogno che solo qualche anno fa sarebbe stato inimmaginabile. Italiani ed africani insieme hanno dato vita ad una sartoria ed hanno creato una vera e propria griffe: "Made in Castel Volturno". Non a caso il posto dove tutto questo prende quotidianamente forma è stato battezzato "La casa di Alice".

made in castel volturno

Come nella favola di Carroll anche lì si è realizzato un sogno reso possibile da chi come i volontari della associazione Jerry Masslo  da anni lavora sul territorio per l'integrazione tra africani immigrati ed italiani. Si sentiva ancora l'odore del sangue sotto il sole cocente fatto scorrere a colpi di kalashnikov, eppure loro non si sono fermati nemmeno davanti a quelle stragi, con l'obiettivo di onorare il sacrificio di quelle vittime innocenti. Così hanno creato una cooperativa chiamata "Altri Orizzonti" ed hanno cominciato a pensare a qualcosa che potesse unire le due culture. Il pretesto è arrivato dalla moda e quasi per caso è nato quello che adesso rappresenta un simbolo di speranza e di economia sana.

Da quasi un anno i volontari della cooperativa hanno ottenuto la gestione di un bene confiscato a Pupetta Maresca. Proprio a lei, colei che venne ribattezzata lady camorra e che aveva vendicato con le proprie mani l'uccisione di suo marito, “Pasqualone di Nola”. Adesso, in quel bene che prima era la sua villa al mare ci sono altre donne, donne come Pat e Bose, una nigeriana e una ghanese, che da anni sono in Italia ma solo grazie alla "Jerry Masslo" e ad "Altri Orizzonti" hanno avuto un'occasione in Italia. La prima dopo dieci anni di tornare a fare il lavoro che facevano in Africa, prima di partire alla ricerca di una vita nuova. Hanno storie di sacrifici e di lutti alle spalle, eppure non hanno perso la voglia di combattere e vogliono ritagliarsi il proprio posto nella società italiana con il lavoro e l'onestà.

E' questo quello che "Made in Castel Volturno" cerca di ottenere giorno dopo giorno. Dare una possibilità vera a chi lascia tutto per venire in Italia alla ricerca di un futuro migliore. Ma anche dimostrare che Castel Volturno non è solo terra di camorra, ma un posto dove italiani ed africani vivono fianco a fianco e danno vita ad un'economia legale e senza frontiere. Dopo quasi un anno quelle che sembrano le frasi fatte degli statuti della associazioni di volontariato, sono diventati realtà e gli abiti, fatti con stoffe e da mani africane, sfilano sulle passerelle italiane, a dimostrazione che qualche volta i sogni si avverano.

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