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Ma il dopo Bersani è già cominciato: Barca e Renzi studiano da leader

C’è già fermento nel Partito Democratico per individuare il successore di Pier Luigi Bersani: le ipotesi più accreditate convergono su Fabrizio Barca e, ovviamente Matteo Renzi. Ma non si esclude che a guidare partito e coalizione possa essere “una donna”…
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Se il piano A dovesse fallire (e per come stanno le cose…), il Partito Democratico non ha nessun piano B. È stato piuttosto categorico in tal senso Pier Luigi Bersani, escludendo ovviamente l'ipotesi governissimo e chiarendo che il Pd ha la maggioranza assoluta alla Camera dei Deputati e quella relativa al Senato. Un tentativo di ribaltare una tendenza che vuole i democratici passivi in attesa degli sviluppi della situazione, costretti ad inseguire Grillo sui temi e "fiduciosi" nella volontà del capo dello Stato di affidare in ogni caso un "mandato pieno" (non un semplice incarico esploratico) al numero uno di via del Nazareno.

Una strada impervia, come ammesso dallo stesso Bersani, che dunque porta ad immaginare scenari alternativi, dal governo tecnico, all'esecutivo del Presidente, fino al nuovo ritorno alle urne. Una opzione per nulla improbabile, soprattutto se il M5S dovesse continuare a rimanere fermo sulle sue posizioni. E, fuori dall'ufficiale unanimità, si tratta di una riflessione che in tanti stanno facendo, anche al di fuori delle stanze dei bottoni e lontano dai caminetti.

Sono in tanti, cioè, ad immaginare di aprire con largo anticipo l'era post Bersani. Il passaggio per le primarie è però obbligato, anche nel caso in cui si tornasse a votare immediatamente (settembre, o addirittura giugno come ipotizza Latorre). I nomi sono sostanzialmente due: Fabrizio Barca e Matteo Renzi. In attesa ovviamente delle mosse dei bersaniani, che potrebbero puntare su una donna oppure ripresentare il segretario "nonostante tutto" (per la verità già in queste ore si fanno ipotesi su un possibile coinvolgimento di Anna Finocchiaro anche nella fase "costituente" del nuovo esecutivo). Resta da capire quali siano le reali intenzioni dei due papabili. Barca difficilmente accetterebbe di sfidare in campo aperto il solo Matteo Renzi, che parte con i favori del pronostico. Soprattutto perché, malgrado venga da una storica famiglia di sinistra e nonostante sia stato fra i pochi ministri uscenti ad aver evitato la tenaglia della campagna elettorale, potrebbe comunque pagare la sua "compromissione" con il Governo Monti. Renzi, invece, non può sentirsi a suo agio nei panni del salvatore di patria e partito. E non si getterà in un simile pantano (come vi avevamo anticipato e come evidente dall'annuncio di una sua ricanditatura a Palazzo Vecchio) senza garanzie assolute. Il rottamatore vuole avere le mani libere ed una legittimazione dalla sua base elettorale. Cosa che può ottenere solo sfidando e battendo un avversario vero alle primarie. Il problema sarà trovarlo.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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