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Luigi Di Maio vuole una legge sugli editori puri: “Basta con i conflitti di interesse”

Il ministro del Lavoro torna sulle polemiche di questi giorni e nega di aver messo in discussione la libertà di stampa. Poi annuncia una legge a favore degli editori puri e sul Blog delle Stelle spunta l’elenco dei “5 giornali italiani con i conflitti di interesse grossi come una casa, ma su cui tutti fanno finta di nulla”.
A cura di Redazione
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Una legge in favore degli “editori puri”, che garantisca ai giornalisti “la libertà dal punto di vista degli interessi economici e politici degli imprenditori”. È quanto annuncia con una diretta Facebook il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio, spiegando di voler prevedere uno strumento che “incentivi i cosiddetti editori puri, ovvero coloro che non abbiano interessi economici o politici” e che dunque possa determinare “una libertà di informazione pienamente in linea con il dettato costituzionale”. La legge dovrebbe anche “riaprire il dibattito sull’equo compenso”, che i 5 Stelle intendono proporre a garanzia dei giornalisti.

La proposta arriva nel pieno della durissima polemica fra esponenti di spicco del MoVimento 5 Stelle e giornalisti, seguita alle dichiarazioni di Di Maio e Di Battista dopo l’assoluzione in primo grado della Raggi dall’accusa di falso. In tal senso, il ministro Di Maio non fa passi indietro e rivendica le sue valutazioni: “Noi abbiamo sempre rilanciato le inchieste dei giornalisti, anche quelle scomode verso di noi. Io durante la campagna elettorale ho ringraziato Filippo Roma de Le Iene per l’inchiesta sulle restituzioni degli stipendi […] Abbiamo rilanciato Bloody Money, l’inchiesta di Fanpage.it che riguardava il traffico di rifiuti, con un giornalista sotto copertura […] Ma la libertà di informazione si garantisce migliorando le condizioni dei giornalisti e in questo momento molti di loro sono sottopagati e sfruttati. In alcuni giornali, un giornalista scrive articoli per tutti gli altri”. Poi attacca le scelte operate negli ultimi anni dalla RAI: “Gabanelli, Giannini, Giletti, Floris, Mercalli, giornalisti epurati dalla RAI, che noi abbiamo difeso e sostenuto. E nell’epoca renziana non ci sono state rivolte contro le epurazioni”.

Mentre il ministro del Lavoro era in diretta su Facebook, sul blog delle Stelle compariva il primo “approfondimento” sugli editori “impuri”, che, nella lettura grillina, portano avanti il loro lavoro gravati da enormi conflitti di interesse:

Praticamente quasi tutti gli editori dei principali giornali nazionali si trovano in conflitto di interesse, causando un danno alla qualità dell'informazione italiana che non a caso è considerata dalle classifiche internazionali come parzialmente libera.

La cosa più grave è che il lettore non è informato su quelli che sono i reali interessi dell'editore del quotidiano che acquista e potrebbe quindi pensare che le informazioni che gli vengono propinate siano imparziali, ma così non è. Oppure non viene informato su cose che sono rilevanti per lui, ma scomode per l'editore che preferisce non affrontare quei temi. Anche gli attacchi personali sferrati dai giornali spesso nascondono motivazioni di questo tipo: pensate per esempio al tristemente famoso "metodo Boffo". Questa situazione anomala dei giornali causa un inquinamento generale di tutta l'informazione mainstream. Come sanno tutti se è inquinata la falda del fiume, sarà inquinato tutto il suo corso fino a valle. Così le notizie di questi giornali influenzano la narrazione fatta dalle tv e dai telegiornali perchè partiranno proprio da quelle per raccontare il mondo.

L'invito è a essere informati sulle proprietà dei giornali e a essere dotati di spirito critico sul modo di dare le notizie. Ma l'obbiettivo di fondo è quello di sanare questa anomalia tutta italiana e incentivare gli editori a non essere in conflitto di interesse nè con altri settori di business nè con la politica per garantire a tutti un'informazione libera e imparziale. Questa è la battaglia di chi ama davvero l'informazione.

Di seguito riportiamo i top 5 giornali italiani con i conflitti di interesse grossi come una casa, ma su cui tutti fanno finta di nulla. La loro informazione, secondo voi, è libera?

La Repubblica, Marco De Benedetti – interessi industriali – figlio di Carlo De Benedetti, tessera numero uno del Pd

La Stampa, Marco De Benedetti (idem come sopra)

Il Giornale, Paolo Berlusconi – fratello di Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia

Il Messaggero, Francesco Gaetano Caltagirone – interessi industriali

Libero Quotidiano, Antonio Angelucci – interessi industriali

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