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“Lucio Battisti era fascista”. Il prof le dà 4 e una nota. Il padre protesta

Il caso in una scuola media di Genova. La giovane, 13 anni, fa arrabbiare il docente di musica. Mogol: “Noi non ci interessavamo di politica”.
A cura di Giorgio Scura
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"Ho sentito dire che Lucio Battisti era fascista". È bastato solo accostare uno dei più grandi cantautori italiani con uno dei periodi più bui della nostra storia per vedersi rifilare un 4 e una nota sul registro. È successo in una scuola media a Genova, nel quartiere Valbisagno.

Protagonista una ragazzina di 14 anni che durante l'ora di musica si è permessa di fare questa scomoda domanda. Per tutta risposta il docente, che si chiama Vittorio R., docente, musicista e musicologo, e ha 55 anni, ha preso la penna è a scritto: "Superficiale. Interviene fuori luogo, in modo ineducato e provocatorio. Accosta il fascismo ai cantautori degli anni 60/70. Ride".

Secondo quanto riportato dal Secolo XIX, a raccontare questa storia sarebbe stato il papà della giovane che ha difeso sua figlia: "Sono rimasto sconcertato non tanto per il voto, mia figlia ha tutti 9 e 10, quanto per il metodo. Un'adolescente pone una questione, dà un'opinione, e invece di creare dibattito le si dice di stare zitta?".

Battisti diceva di non interessarsi di politica, ma negli anni in cui tutto veniva politicizzato i testi dei cantautori venivano analizzati per trovarsi un riferimento politico. Cosi' "i boschi di braccia tese" o ‘un mare nero", vennero interpretati come richiami al fascismo.

Mogol: "Lucio non si interessava di politica"

"Lucio Battisti non è mai stato interessato alla politica. E io ne sono un testimone diretto: con me non ne ha mai parlato". Mogol, storico paroliere del cantautore scomparso nel 1998, difende l'artista dall'accusa di fascismo. "Non so perché si voglia denigrare così un grande artista – dichiara Mogol – . Sono cose buttate lì, senza senso. Si colpisce una bambina per una cretinata che ha sentito chissà dove. Il punto è che all'epoca, negli anni Sessanta e Settanta, o andavi in giro con il pugno alzato e cantavi Contessa, oppure eri fascista. O qualunquista. Ma io e Lucio eravamo semplicemente disinteressati alla politica e quando si votava, lo si faceva per il meno peggio. Preferivamo raccontare il privato, anche se brani come Anima Latina erano molto sociali, e per questo siamo stati denigrati. Ma ormai non sono neanche più irritato per queste accuse". Mogol racconta anche che nel covo delle Br di via Gradoli, dove fu tenuto prigioniero Aldo Moro durante il sequestro, "fu trovata tutta la nostra collezione. Ma non è mica una giustificazione, non ne ho bisogno".

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