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Luciano De Crescenzo torna al primo amore: “Napoli mia raccontata da Bellavista”

“Napoli mia” è il nuovo libro di fotografie e racconti di Luciano De Crescenzo, pubblicato da Mondadori, nato dalla voglia di far conoscere ai più giovani una Partenope che non c’è più. “Anche se io di questa cosa non sono del tutto convinto” scrive il professore di “Così parlò Bellavista” e “32 dicembre”
A cura di Redazione Cultura
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Torna in libreria Luciano De Crescenzo e lo fa con un volume di racconti e fotografie dal titolo "Napoli mia", edito da Mondadori. Il motivo di questo libro e del ritorno del papà di Bellavista al primo amore (quello della fotografia) è presto detto: come tutti i comuni mortali, un giorno il "professore" decide di imbiancare casa, con quel che ne deriva: sgombrare, riordinare, archiviare, mettendo ordine nel caos accumulato negli anni. "A darmi una mano" scrive nella prefazione "è stata mia figlia Paola. A un certo punto, tra le tante scatole ne ho ritrovata una che avevo messo da parte un po' di tempo fa, e in cui avevo conservato vecchie fotografie."

Così, un po' per nostalgia, un po’ per il piacere di far conoscere ai più giovani la sua Napoli, Luciano De Crescenzo ha deciso di raccogliere in questo volume una selezione delle foto ritrovate e inedite, accompagnandola con alcuni dei racconti che hanno contribuito alla sua carriera di scrittore. Una particolarità: nel pubblicare le foto, De Crescenzo non ha voluto dichiarare i luoghi dove sono state scattate, in parte perché "a una certa età si fa fatica a ricordare", ma soprattutto perché si augura che, nel tentativo di riconoscere i luoghi, "si presti più attenzione ai dettagli, scovando quei particolari che lo hanno fatto innamorare di una Napoli che secondo alcuni non c’è più." Che poi, come sostiene da sempre il filosofo napoletano, "io di questa cosa non sono del tutto convinto". Così, tra le pagine che rievocano la Napoli di Luciano De Crescenzo, l'ingegnere, scrittore, filosofo e sceneggiatore, spiega la sua passione per la fotografia che lo spingeva a muoversi tra i meandri e i vicoli della Napoli di una volts:

La scrittura non è stata la mia prima passione… Prima di ricorrere alle parole, la Napoli dei quartieri, quella dei panni stesi al sole, dei numeri al Lotto, dei misteri, l'ho raccontata con la macchina fotografica. Il primo problema che mi ritrovai ad affrontare era come fotografare le persone senza bisticciare. Di solito fingevo di essere uno straniero, e per la precisione un tedesco. I napoletani sono da sempre gentili con i turisti, infatti mi lasciavano fare, senza opporre resistenza. Anzi, a volte si mettevano anche in posa. Alcuni scatti però, preferivo rubarli.

Gli scatti si susseguono, incardinati dai racconti e dalle parole dell'ingegner De Crescenzo, seguendo il ritmo e lo stile retorico che lo ha reso famoso nel film culto per tantissimi napoletani, "Così parlò Bellavista", a cui seguì "32 dicembre", pellicole a cui gli spettatori sono affezionati soprattutto per la capacità del "professore" di raccontare la filosofia della strada di Partenope con frasi e aforismi taglienti e particolarmente riusciti. Tutto nel segno dell'amore per la sua città, che ben può condensarsi in questa affermazione che troverete tra le pieghe del libro: "Ogni luogo del mondo avrebbe bisogno di un po' di Napoli, perché Napoli non è una semplice città, ma uno stato d'animo!".

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