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“Luciano, amore mio”. Sei anni di lettere al partigiano. Ma lui è stato ucciso dai nazisti

Gaby Vincent e Luciano Pradolin si conobbero a Cannes nel ’43: nacque un amore travolgente che purtroppo ebbe un drammatico epilogo. L’uomo fu ucciso dai nazisti ad Udine durante una rappresaglia. La ragazza francese non lo seppe mai e continuò a scrivergli, fino a pensare che lui l’aveva dimenticata. Ora il nipote del partigiano sta provando a mettersi in contattato con la donna per raccontarle la verità.
A cura di Biagio Chiariello
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Lei, in Francia, non sa che l'uomo di cui si è innamorata è stato ucciso dai nazifascisti in Guerra. Gli scrive per molto tempo, poi l’addio: “Non sarò la tua Butterfly”. Gaby Vincent, liceale neodiplomata di Cannes, e Luciano Pradolin, giovane ufficiale degli alpini, si erano conosciuti in Costa Azzurra nel 1943. Una passione scoppiata durante il secondo conflitto mondiale, interrotta dall'armistizio dell'8 settembre, lacerata dalla Guerra Civile italiana e infine troncata dalle rappresaglie naziste. Una storia d'amore d'altri tempi quella raccontata sul Messaggero Veneto. Sei anni di lettere, che il giornalista ha recuperato grazie al nipote del partigiano, Paolo Grillo, che da decenni custodisce la lunga missiva di Gaby e nonno Luciano. Ora l’incartamento è tornato alla luce. E l’uomo sta cercando di mettersi in contatto con Gaby (o sua figlia) per fargli sapere che Luciano non l'aveva dimenticata o lasciata per un'altra donna. Era stato barbaramente ucciso.

La storia d'amore tra Gaby e Luciano

Il 6 settembre Gaby scrive a Luciano che deve partire: "Parto martedì. Mio padre rimarrà a lungo in viaggio e non vuole lasciarmi sola. Ti prego, Luciano, scrivimi al nuovo indirizzo di Bergerac. Starò via per tre settimane, poi, al mio ritorno, potrò rivederti. Vorrei tanto averti vicino". Nessuna risposta. Dopo che la donna cercherà di contattarlo tramite la Croce Rossa, finalmente Luciano riuscirà a risponderle. Ma dall'Italia, perché l'8 settembre – giorno dell'armistizio – era già tornato a Tramonti di sopra. A fare il partigiano.

"Ho ricevuto questa tua prima lettera, sono pazza di gioia – si legge nella lettera di Luciano datata 13 ottobre (ma recapitata il 4 febbraio successivo) – Questa è la dodicesima lettera che ti invio. Le hai ricevute le altre? Io non ti dimentico e non faccio altro che pensare al tuo ritorn. Mia cara Gaby questa volta per punizione (scherzo) ti scrivo in italiano, così mi esprimo meglio e a te servirà per esercizio. (…) Sto rileggendo la tua lettera, sento che ti amo. Sono sicuro che mi ami, cosa posso chiedere di più dalla vita?". "Quando penso a te – continua il partigiano – cattivi pensieri e preoccupazioni svaniscono, mi resta il profumo dolce del tuo affetto e del tuo amore. (…) Mia piccina perché hai dubitato di me? Perché sei stata così (cattiva) nello scrivermi che se non ti avessi più amata tu ti saresti…Gaby non si ama per essere riamati, ma si ama perché si ama e qualsiasi cosa arrivi, anche l'oblio, chi ama continua ad amare (…). Desidero che tu abbia fiducia illimitata in me. Anche se non dovessero arrivarti più mie notizie, vorrei che tu continuassi a dire: Luciano, sono certa che mi vuol bene e io altrettanto".

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Una passione distrutta dai nazisti

I due continuano a scriversi per tutto il 1944. Spesso però le lettere di Gaby non trovano risposta. Luciano infatti è impegnato in guerra e trovare il tempo per le lettere non è mai facile. Il 5 giugno 1945 Gaby scrive: "(…) Apprendo che sono stati ripristinati i collegamenti fra Italia e Francia. Ti ho già scritto molte lettere che non so se ti sono pervenute. (…) Se puoi, dimmi come hai vissuto in questo lungo periodo, anche se tu, malauguratamente per me, puoi essere fidanzato o sposato (…) Io comunque non dimenticherò mai il primo amore che ha colpito il mio cuore. Ti chiedo solo, anche se i tuoi sentimenti sono cambiati, di non lasciare questa lettera senza risposta". Ancora nessuna risposta. E a quel punto la ragazza inizia a pensare che Luciano l’abbia dimenticata, magari per un’altra donna. Ma non è così: i nazisti lo hanno fucilato con altre 22 persone a Udine, durante una rappresaglia.

L'ultima lettera

L'11 febbraio 1949 Gaby prende per l'ultima volta carta e penna e scrive a Luciano da Philadelphia, dove è andata a vivere con l'ufficiale statunitense di origine italiana con cui si è sposata. "E voi caro Luciano? – domanda Gaby – Saranno successe molte cose nella vostra vita. Matrimonio? Bambini? Siete professore di francese? Come lo desideravate quando vi ho incontrato. Sapete, qualche volta ripenso a quell'opera di Puccini, Madama Butterfly, e mi domando perché quel soldato che dice tanto di amarla, parte e non ritorna più… e penso che se io fossi stata al suo posto avrei scritto a Madama Butterfly e mi sarei spiegata, in modo tale che Madama Butterfly avrebbe compreso e accettato con meno amarezza il suo abbandono. (…) Se questa lettera vi arriva, e voi non desiderate rispondermi, semplicemente rispeditela al mio indirizzo e così saprò che, malgrado il vostro silenzio, siete ancora vivo".  Anche questa volta, silenzio. Ora la speranza del nipote di Luciano è quella di mettersi in contatto con Gaby, o magari con una sua parente. "Proverò anche a mettermi in contatto con la famiglia di Gaby Vincent – ha detto Gallo al Messaggero Veneto – potrebbe ancora vivere a Philadelphia. Forse Gaby è viva, mi piacerebbe comunque incontrare la figlia Maria che già da piccolina conosceva tre lingue, grazie alla sua mamma fantastica".

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