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Lucia Annibali contro Matteo Salvini: “Telefono rosso? Fa propaganda, non sa di cosa parla”

Nel giorno in cui la Camera approva il Codice rosso contro le violenze di genere la deputata dem Lucia Annibali punta il dito contro il ministro degli Interni Matteo Salvini: “Con l’annuncio della creazione del Telefono Rosso ancora una volta il vicepremier Salvini mostra di non sapere di cosa parla e di utilizzare le donne solo per fare propaganda”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Nel giorno in cui viene approvato l'emendamento al ddl Codice rosso, che spiana la strada all'introduzione del reato di revenge porn, la deputata Pd Lucia Annibali se la prende con il ministro degli Interni Matteo Salvini"Con l'annuncio della creazione del Telefono Rosso ancora una volta il vicepremier Salvini mostra di non sapere di cosa parla e di utilizzare le donne solo per fare propaganda". Così la parlamentare dem ha commentato l'iniziativa contro la violenza alle donne annunciata dal vicepremier in un'intervista.

Il ministro leghista questa mattina da Cagliari ha annunciato l'intenzione di "creare un telefono rosso che permetta alle donne di denunciare e di essere ascoltate e protette". Ma per la Annibali quella del ministro è solo campagna elettorale: "Salvini vuole creare qualcosa che già esiste. Il 1522, numero nazionale antiviolenza, – spiega la deputata Dem – è stato istituito dalla Presidenza del Consiglio dei ministri nel 2006 e nel 2013 ha integrato l'assistenza alle vittime di stalking con la legge 38/2009. Il ministro dell'Interno dovrebbe informarsi prima di parlare, soprattutto se l'oggetto delle sue parole sono le donne, in particolare quelle che subiscono violenza".

"Nel giorno in cui la Camera approva il Codice Rosso, norma che è un'occasione persa per affrontare la violenza contro le donne in modo serio e completo, Salvini – ha aggiunto – prosegue con la sua propaganda priva di contenuti. Si vergogni".

La deputata ha anche proposto in commissione Giustizia un suo emendamento al ddl Codice rosso, che sanziona coloro che violano la misura cautelare dell'allontamento. Stando al testo, chiunque violi gli obblighi di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa sarà punito con la reclusione da sei mesi a tre anni.

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