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L’occupazione è cosa da uomini: in Italia la metà delle donne con due o più figli non lavora

A rivelarlo è un report dell’Istituto nazionale di statistica, che mette in evidenza come in una coppia con figli su tre solo l’uomo è occupato. Un dato che è ancora più affermato nel Mezzogiorno e che sottolinea come ancora oggi, per una donna, una nascita comporti spesso una rinuncia in ambito lavorativo.
A cura di Annalisa Girardi
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In Italia, ancora oggi per una donna avere figli è sinonimo di rinunce in ambito lavorativo. Un report dell'Istat mette in evidenza alcuni dati relativi all'occupazione, sia per quanto riguarda le famiglie che le persone singole, da cui emergono sostanziali differenze fra l'universo maschile e quello femminile. Uno scarto ancora più accentuato dalla geografia, per cui nel Mezzogiorno più della metà delle donne con figli non lavora. Ma vediamo i numeri con ordine.

Secondo l'Istituto nazionale di statistica, nel 2018 le coppie con figli in cui entrambi i partner risultano occupati rappresenta il 28,87% del totale. In una coppia senza figli la quota arriva fino al 47,37%, a sottolineare come una nascita in famiglia sia causa di allontanamento dal mondo del lavoro per un genitore. Nella maggioranza delle volte si tratta della madre: se nelle coppie senza figli i casi in cui solo l'uomo lavora full-time sono il 22,11%, in quelle con prole si arriva fino al 36,08%. Tradotto in altri termini, ciò significa che in una coppia su tre con figli, è solo il padre ad essere occupato. Al Meridione questa tendenza è ancora più forte, per cui addirittura in quattro coppie con figli su dieci solo l'uomo lavora.

La quota per cui entrambi i genitori lavorano è anche scesa a causa della stagnazione economica, che ha inciso sull'occupazione."Tra il 2004 e il 2018 le famiglie con due o più occupati risultano leggermente diminuite. A livello territoriale, le disparità geografiche si sono ampliate rispetto al periodo pre-crisi", sottolinea l'Istat, evidenziando il gap fra Settentrione e Meridione. "Le famiglie con due o più occupati sono più diffuse al Nord (54,3%) e al Centro (48,9%), rispetto alle regioni del Mezzogiorno (29,3%)", si legge nel report, il quale spiega che la crisi economica ha comunque avuto un impatto nell'attività lavorativa delle famiglie di tutto il Paese: "Tuttavia, mentre dopo il 2013 nel Nord e nel Centro l’incidenza delle famiglie con due o più occupati è tornata a crescere progressivamente riportandosi sui livelli del periodo pre-crisi, nel Sud e nelle Isole il recupero è stato più lento e lo svantaggio rispetto alle altre ripartizioni è aumentato. Nel 2004, infatti, la quota di famiglie con due o più occupati residenti nelle regioni meridionali era pari al 33,3% – contro il 53,4% del Nord e il 48,9% del Centro – ed è scesa al 27,5% nel 2013, senza riuscire a recuperare pienamente negli anni successivi".

Come spiega anche il Sole 24 Ore, non è si può pensare di lottare efficacemente contro povertà e disoccupazione senza considerare il peso che ha la nascita di un figlio nell'indipendenza economica della donna. Questo è specialmente valido per quelle donne che non hanno avuto la possibilità di studiare. Il report infatti afferma: "Le quote di entrambi i genitori occupati aumentano in presenza di madri che hanno conseguito un alto titolo di studio, anche con carichi familiari impegnativi. Se la madre è laureata, infatti, la quota di coppie in cui entrambi lavorano full-time è pari al 50,4%, contro il 14,5% di donne con al massimo la licenza media e il 28,6% di diplomate".

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