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Lo stalker della sindaca di Casalserugo è stato arrestato: la perseguitava da 3 anni

Un cinquantenne di Monestier (Treviso) è stato arrestato dopo che nella sua abitazione è stata trovata una pistola con la matricola abrasa. Elisa Venturini, 39 anni, prima cittadina di Casalserugo (Padova) per tre anni è stata molestata con lettere, mail, foto hard e regali: “Alcuni messaggi mettevano paura”.
A cura di Susanna Picone
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Lettere, mail, foto hard, regali. Così, per tre anni, la sindaca uscente di Casalserugo (Padova), Elisa Venturini, è stata molestata da uno stalker che ora è finito in manette. Si tratta di un cinquantenne di Monestier (Treviso), L.F., ed è stato arrestato su disposizione della Procura di Padova dopo che nella sua abitazione è stata trovata una pistola con la matricola abrasa. Per l’uomo sono stati disposti gli arresti domiciliari in attesa che vengano presi provvedimenti anche per gli atti persecutori, sulla base del materiale che gli è stato sequestrato in casa come computer, chiavette usb e altro materiale informatico. La sindaca Venturini, trentanovenne che alle elezioni del 2013 è stata la più votata d’Italia, ha ammesso quanto sia stato difficile vivere gli ultimi tre anni nel mirino dello stalker. Per tutto questo tempo la donna ha ricevuto decine di mail con apprezzamenti, frasi volgari e immagini inquietanti.

La sindaca Venturini: "Ho temuto per la mia sicurezza" – “Ho capito – ha spiegato – cosa significa essere vittima di attenzioni non desiderate. Quando queste storie si sentono in tv, quando si ascoltano i dibattiti su questo argomento, non si capisce cosa significa”. La sindaca padovana non ha nascosto di aver temuto anche per la sua sicurezza. “Alcuni messaggi erano deliranti – ha spiegato – non si capiva il senso. Altri mettevano proprio paura. Ricordo la foto di Dracula. Poi a un certo punto ho smesso di aprire quella roba. Ogni volta che ricevo una lettera, un pacco, lo consegnavo direttamente in Questura”. Venturini ha spiegato di aver sentito “una pressione intollerabile” ma di non essersi fatta condizionare. Fondamentale, a suo dire, è stato trovare nelle forze dell’ordine un interlocutore sensibile al problema. “La svolta nella mia vicenda è avvenuta quando il caso è stato preso in mano da Livia Moro, una poliziotta dell’Anticrimine. Ha avuto la giusta sensibilità e mi ha fatto capire che lo Stato era al mio fianco”, ha aggiunto.

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