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Litigano in classe col prof, 11enni si inventano abusi sessuali per farlo licenziare

Il docente assolto al processo durante il quale è emerso il piano per far licenziare il prof che aveva punito il gruppo: “La fine di un incubo”
A cura di A. P.
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Dopo 40 anni di lavoro in classe era stato licenziato in tronco dalla scuola a causa di pesantissime accuse di abusi sessuali sulle sue allieve minorenni lanciate dalle stesse presunte vittime e da alcuni loro compagni che parlavano di carezze moleste e palpeggiamenti durante le lezioni. Una vicenda molto delicata ma che, come scoperto durante il processo, si è rivelata infondata. È accaduto in una scuola di Auckland, in Nuova Zelanda, dove tre undicenni avevano accusato il prof spalleggiate da altri ragazzini. Solo quando si è giunti in aula una delle vittime si è tirata indietro rivelando che si era inventata tutto. Le altre due invece hanno continuato a sostenere di essere state vittime di molestie, raccontando come l'uomo abbia accarezzato loro i capelli con fare molesto e sfiorato il seno. A smentirle però è arrivata la testimonianza di un altro alunno della classe che ha rivelato che le due volevano mettere in piedi un piano per far licenziare l'insegnante che gli era sgradito.

Secondo la difesa del docente tutto sarebbe iniziato dopo un brusco rimprovero da parte del prof al gruppetto di ragazzine che lo stavano esasperando coi loro comportamenti in classe. L'uomo ha raccontato di essersi arrabbiato molto dopo l'ennesima trovata delle alunne, punendole severamente. Pochi giorni dopo è arrivata la prima accusa. Ricostruzione accolta dalla giuria che lo ha scagionato da ogni accusa. "Quando è arrivato il verdetto, sono rimasto senza parole, sollevato e arrabbiato dallo stesso tempo perché i miei genitori anziani, la famiglia e gli amici hanno dovuto affrontare il trauma di un anno di inferno", ha dichiarato l'insegnante ai media locali, aggiungendo: "Solo grazie al supporto di colleghi, amici e familiari ho potuto continuare ad avere la parvenza di una vita normale".

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