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Libia, secondo un quotidiano panarabo i quattro italiani sono stati rapiti per estorsione

Secondo il quotidiano panarabo Al Hayat i quattro italiani sarebbero stati rapiti a scopo di estorsione.
A cura di Davide Falcioni
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Secondo il quotidiano panarabo "Al Hayat" i quattro uomini italiani rapiti in Libia sarebbero stati sequestrati a scopo di estorsione. Il giornale lo cita autorevoli fonti libiche che stanno indagando sul sequestro dei quattro operai della ditta Bonatti. "Al Hayat", media di proprietà saudita, sostiene di aver appreso da Mohammed al Harari (senza tuttavia indicare la sua funzione), che i quattro "sono entrati dalla Tunisia con il loro autista libico ed al loro arrivo alla zona di Mafraq al Tawilah sono stati intercettati da uomini armati che li hanno portato in una località ignota". Il quotidiano riferisce inoltre che l'autista libico "lasciato libero" avrebbe dichiarato di non avere riconosciuto i rapitori. Gli aguzzini infatti "erano incappucciati", stando a quanto ha affermato al giornale il portavoce della direzione di sicurezza della città di Zuara, Hafez Mohammed.

Intanto nella serata di ieri sono stati comunicati i nomi dei quattro tecnici italiani: si tratta di Gino Tullicardo, Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla. Due di loro – scrive l'Ansa – sarebbero residenti in Sicilia, uno nella provincia di Roma e uno nella provincia di Cagliari. I quattro sono stati sequestrati nella serata di domenica presumibilmente da miliziani vicini a "Jeish al Qabail" (L'esercito delle Tribù), le milizie tribali della zona ostili a quelle di "Alba della Libia" (Fajr) di Tripoli. I quattro italiani sono stati sequestrati in una zona che anche recentemente è stata teatro di numerosi conflitti a fuoco. I quattro tecnici si trovavano in Libia e lavoravano con la Bonatti, azienda parmense specializzata nella realizzazione di gasdotti. Intanto un fascicolo di indagine è stato aperto in Procura, a Roma, relativo al rapimento in Libia di quattro italiani per sequestro di persona a scopo di terrorismo.

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