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Libia, l’esercito del generale Haftar avanza verso la roccaforte dell’Isis a Sirte

Disatteso l’ultimatum del governo di unità nazionale per coordinare l’attacco decisivo e da ovest si muovono anche le milizie di Misurata che potrebbero scontrarsi con Haftar per avere il primato della liberazione di Sirte.
A cura di Mirko Bellis
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Libia, Sirte, Stato Islamico
Combattenti dell'esercito libico in marcia verso Sirte

L'esercito libico fedele al generale Khalifa Haftar ha dato via all'attacco sulla roccaforte dell'Isis a Sirte, sfidando l'ultimatum del governo di unità nazionale presieduto da Fayez al Sarraj che aveva intimato lo stop a ogni operazione militare nella regione. “Il generale Khalifa Hatfar – si legge nella pagina Facebook del suo comando militare – ha impartito ordini che le forze dell'esercito nazionale muovano verso Sirte”.

Il premier designato Al Sarraj aveva esortato Haftar a sospendere le operazione militari contro lo Stato islamico in attesa della formazione di un comando unificato con le milizie di Misurata che attendono di attaccare da ovest. L’intento di Al Sarraj è quello di evitare possibili scontri armati tra le due fazioni libiche rivali. Entrambi le forze infatti sono intenzionate a muovere battaglia contro l'Isis a Sirte però il pericolo reale è che finiscano per combattere tra di loro. E già nei giorni scorsi ci sono stati scontri nella città di Zillah, 400 chilometri a sud-est di Sirte, tra le forze armate libiche (Lna), comandate da Haftar, e le milizie di Misurata.

L’avanzata dell’esercito da est deve fare i conti anche con l’altro protagonista dell’era post-Gheddafi, Ibrahim Jadhran, a capo delle Guardie petrolifere, un “esercito” di 27.000 unità posto a tutela dei pozzi libici. Per raggiungere Sirte, Haftar, deve attraversare i territori controllati da Jadran il quale avrebbe posto già le sue condizione per garantire il passaggio dei militari.

Intanto a Sirte è catastrofe umanitaria. Secondo il racconto di un residente – riportato dal Libya Herald – mancano cibo, denaro e medicine e alle persone che vogliono lasciare la città, i jihadisti confiscano tutti i loro beni. “Molte persone – ha aggiunto questo abitante di Sirte – si rifiutano di fuggire e gli altri sono troppo poveri per abbandonare la città. Non hanno nessun altro posto dove andare”. Nel frattempo, l'agenzia di stampa libica Lana ha confermato che i miliziani dello Stato islamico stanno costruendo delle fortificazioni di sabbia attorno a Sirte in vista dell’imminente attacco. E ieri notte aerei da guerra non identificati hanno attaccato le posizioni degli estremisti islamici nella zona di Al Dhahair a 17 km a ovest di Sirte. Dalla città – hanno riferito testimoni locali – si potevano vedere due colonne di fumo e diverse ambulanze si sono recate sul posto. Secondo gli ultimi rapporti, i combattenti dell’Isis in Libia sono raddoppiati nell'ultimo anno: la forze sono stimate tra i quattro e i sei mila uomini, molti dei quali provenienti dall'Africa sub-sahariana.  La perdita di posizioni a Derna e Bengasi però ha costretto i jihadisti a ripiegare su Sirte dove sta per liberarsi la prossima battaglia.

L'offensiva contro il baluardo dello Stato Islamico rischia però di far precipitare il Paese in una nuova guerra civile. Il governo di unità nazionale voluto dall’Onu e presieduto da Al Sarraj non ha ancora ottenuto l’appoggio del parlamento di Tobruk. Martin Kobler, l’inviato delle Nazioni Unite per la Libia, ha espresso la sua profonda delusione di fronte alla mancata votazione sulla fiducia al nuovo governo. “Trovo deplorevole –  ha dichiarato Kobler – che ancora una volta sia stata negata ad una netta maggioranza dei membri della Camera dei rappresentanti (il parlamento di Tobruk) la possibilità di esercitare il loro diritto democratico come rappresentanti eletti del popolo libico”.

Ad impedire la votazione è proprio il generale Haftar. Escluso da ogni carica nel nuovo governo per la decisa opposizione di tutti i gruppi politici e militari di Tripoli, l’ex generale di Gheddafi è uno dei maggiori ostacoli alla nascita dell’esecutivo di riconciliazione nazionale patrocinato dalle Nazioni Unite. Nel braccio di ferro tra le opposte fazioni che si contendono il potere in Libia, un successo di Haftar contro lo Stato islamico cambierebbe di molto il suo destino.

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