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Libia, i ribelli a Tripoli: “Abbiamo circondato sedi governo”. Occupata anche la Tv di Stato

I miliziani apparterebbero a brigate dell’area di Tarhouna, da sempre fedele all’ex dittatore Muammar Gheddafi. Ma il ministero dell’Interno di Tripoli assicura, invece, che le sue Guardie sono ancora attive e che si occupano loro della sicurezza delle sedi delle istituzioni.
A cura di Biagio Chiariello
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Alcune milizie ribelli libiche hanno annunciato oggi la sede del governo di Accordo nazionale libico di Tripoli e quella della Tv pubblica, cacciando gli uomini della Guardia presidenziale. Lo riferisce l’emittente televisiva “Sky Arabia”. Non ci sarebbero stati scontri. Il ministero dell’Interno di Tripoli ha repblicato che le sue Guardie sono ancora attive e che si occupano loro della sicurezza delle sedi delle istituzioni. La milizia, che è nota come “Brigata dei rivoluzionari di Tripoli”, ha preso il controllo della sede dell’emittente televisiva “al Libya” in via al Shat, nella parte est della città. I ribelli potrebbero leggere nelle prossime ore un comunicato tramite la Tv pubblica per avanzare le loro richieste.

Chi sono i ribelli

Secondo osservatori indipendenti in Libia, i miliziani in questione farebbero parte di Misurata ‘Katjiba Halbous', l’uomo forte della Cirenaica, che da quando è stata integrata nell'esercito libico è diventata Brigata 301. Si sarebbero alleate alle brigate dell’area di Tarhouna, da sempre fedele all’ex dittatore Muammar Gheddafi. Il sospetto è che l’accordo sia stato motivato da un tentativo di colpo contro il governo di Fayez al-Serraj, l’unico riconosciuto dall’Onu e appoggiato da Italia, Stati Uniti e Gran Bretagna.

La smentita del Ministero libico

Al Arabiya aveva sostenuto che "armati attaccano e controllano la sede della tv principale del Consiglio presidenziale" e della "Guardia presidenziale all'aeroporto di Tripoli". "La situazione di sicurezza nella capitale è sotto controllo", ha invece sostenuto il ministero, in un messaggio sulla propria pagina Facebook. "Queste informazioni sono destituite di qualsiasi fondamento e hanno come scopo quello di destabilizzare la capitale", sostiene il dicastero smentendo una presa della sede del Consiglio dei ministri, ma anche solo "proteste" e "blocchi di strade".

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