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Libera la coppia tenuta 5 anni sotto terra dai talebani: “Mia figlia uccisa, mia moglie stuprata”

La cittadina statunitense Caitlan Coleman, suo marito Joshua Boyle, canadese, e i loro tre figli, sono stati liberati dopo una prigionia durata cinque anni. Il sequestro, ad opera di un gruppo legato ai talebani, è avvenuto nel 2012 in Afghanistan, poco distante dal confine con il Pakistan. La loro liberazione segna anche un riavvicinamento tra l’amministrazione americana e il governo di Islamabad, accusato da Trump di non collaborare abbastanza nella lotta al terrorismo.
A cura di Mirko Bellis
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Caitlan, il marito Joshua e due dei loro figli nell'appello per la loro liberazione 
Caitlan, il marito Joshua e due dei loro figli nell'appello per la loro liberazione 

E’ finito l’incubo per la coppia americano-canadese rapita nel 2012 quando si trovava in Afghanistan. Caitlan Coleman, cittadina statunitense era stata catturata assieme al marito Joshua Boyle, 34 anni, di nazionalità canadese dal gruppo Haqqani, legato ai talebani, mentre erano in viaggio nella provincia di Wardak, a 40 chilometri al confine dal Pakistan. I due coniugi avevano intrapreso un viaggio nel luglio di cinque anni fa che li ha portati nei paesi dell'Asia centrale: Kazakistan, Tagikistan, Kirghizistan e poi in Afghanistan, dove è avvenuto il sequestro. Si è saputo poi dalle rivelazioni della madre della donna che Caitlan al momento della cattura aspettava un figlio e che sono stati tenuti per 5 anni in una prigione sotterranea. In una lettera inviata ai genitori di Boyle e pubblicata l’anno scorso dal Toronto Star, Jousha raccontava come la coppia fosse riuscita a tenere nascosta la gravidanza ai loro rapitori fino al momento del parto.

Hanno ucciso mia figlia neonata e stuprato mia moglie mentre eravamo prigionieri, questa la stupidità e la cattiveria del gruppo nel rapire un pellegrino e la moglie in gravidanza inoltrata, impegnati semplicemente ad aiutare gli abitanti dei villaggi nelle regioni controllate dai Taliban in Afghanistan viene eclissata soltanto dalla stupidità e dal male nell’autorizzare l’uccisione della mia bambina dopo il mio rifiuto di accettare un'offerta che mi era stata fatta”, dichiara Boyle, non lesinando dettagli sulle violenze subite dalla moglie, “stuprata da una guardia, sotto agli occhi dei superiori”.

Grazie ad un’azione congiunta delle truppe pakistane e dell'intelligence americana, la famiglia ora è finalmente al sicuro. La liberazione è avvenuta dopo che i servizi segreti Usa avevano localizzato due giorni fa la coppia nella regione montuosa della valle Kurram, una zona tribale al confine con l'Afghanistan. “Tutti gli ostaggi sono stati liberati – si legge in un comunicato diffuso ieri dall'esercito pakistano – e saranno presto rimpatriati nel loro Paese d’origine”.

A dicembre del 2016 era apparso un video nel quale la coppia, accompagnata da due figli piccoli, supplicava Obama e il governo canadese di salvarli dall'incubo “kafkiano” in cui erano precipitati e di negoziare il loro rilascio. Nel filmato diffuso dai talebani, mentre Joshua reggeva tra le braccia i due bambini, Caitlan chiedeva al presidente americano di “dare qualcosa ai rapitori in modo che voi e loro salviate la faccia e noi possiamo essere liberati”.  L’appello si rivolgeva anche al neo eletto Trump, facendo un riferimento specifico ai talebani detenuti a Kabul, lasciando intendere un possibile scambio di prigionieri.

La famiglia di Boyle ha ricevuto ieri mattina la chiamata del figlio annunciando la liberazione. “Joshua ci ha detto che sta abbastanza bene per uno che ha passato gli ultimi cinque anni della sua vita in una prigione sotterranea”, ha raccontato il padre al Toronto Star. E sono emersi anche alcuni dettagli dell’operazione che ha portato in salvo la coppia. Joshua avrebbe detto al padre che stavano viaggiando nel bagagliaio di un’auto quando ha sentito dai suoi rapitori “uccidete gli ostaggi”. Poi una sparatoria nella quale sono rimasti uccisi cinque sequestratori.

Non è ancora chiaro se per la liberazione della famiglia sia stato pagato un riscatto oppure se il governo pakistano abbia promesso ai talebani qualche altra concessione.  Non sarebbe la prima volta che il governo afghano paga i jihadisti per ottenere il rilascio degli ostaggi, nonostante la politica americana di non cedere ai ricatti dei rapitori dei loro cittadini. Nel 2010, secondo il New York Times, lo stesso gruppo che ha tenuto prigionieri Joshua e la moglie ha ottenuto cinque milioni di dollari a cambio della liberazione di Abdul Khaliq Farahi, un diplomatico afghano rapito in Pakistan nel 2008. Soldi provenienti da un fondo segreto della Cia, l’agenzia di intelligence americana.

Il presidente americano Trump si è congratulato con la liberazione degli ostaggi, rimarcando l’importanza della collaborazione del Pakistan nella lotta al terrorismo. “Oggi sono liberi. Questo è un momento positivo per il rapporto del nostro Paese con il Pakistan. La cooperazione del governo pakistano è un segno che sta rispettando i desideri dell'America di contribuire di più nella sicurezza nella regione”.

Per Joshua, Caitlan e i bambini c'è stato l'immediato trasferimento in patria con un volo degli Stati Uniti.

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