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Legge di bilancio, Padoan chiede a Bruxelles uno sconto da 9 miliardi di euro per il 2018

Il ministro dell’Economia Pier Caro Padoan ha richiesto alla Commissione europea uno sconto sugli obiettivi di deficit da raggiungere nel 2018. Questo aggiustamento, pari allo 0,5% in meno rispetto a quanto chiesto da Bruxelles, ammonterebbe a circa 9 miliardi di euro.
A cura di Charlotte Matteini
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Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan è intenzionato a chiedere uno sconto di circa 9 miliardi di euro alla Commissione Europea. È quanto si apprende dalla missiva inviata dallo stesso titolare dell'Economia a Bruxelles, nella quale si legge la richiesta di un aggiustamento strutturale del deficit pari allo 0,3% nel 2018 e la stabilizzazione del rapporto Debito Pil. "La portata dell'aggiustamento ritenuto adeguato allo stato delle finanze pubbliche del nostro paese, anche alla luce dello sforzo di riforma che prosegue ininterrotto da alcuni anni", spiega Padoan. Sostanzialmente, dunque, il governo italiano mira a ottenere una riduzione dallo o,8% di deficit richiesto dall'Ue allo 0,3%, ovvero uno sconto pari appunto a 9 miliardi di euro, per avere risorse finanziarie sufficienti a neutralizzare, per esempio, l'aumento dell'Iva imposto dalle clausole di salvaguardia nella legge di bilancio per l'anno 2018. Nella lettera Padoan ricorda alla Commissione europea che l'obiettivo da perseguire al momento è la crescita economica e "contemporaneamente, la commissione ha sottolineato l'importanza per l'Eurozona di avere una condizione di bilancio che raggiunga un appropriato bilanciamento tra un rafforzamento della ripresa e l'assicurazione di una sostenibilità di bilancio. Io condivido completamente questo approccio", sottolinea il titolare del dicastero dell'Economia.

"Sono inoltre pienamente convinto della necessità dell'utilizzo di un giusto mix di interventi monetari e di bilancio per consentire all'area dell'Euro di raggiungere livelli cruciali a costruire un futuro prospero per l'Uem". È dunque necesserario quantificare in "0,3 per cento del Pil l'aggiustamento strutturale per il 2018 che consentirebbe al Governo italiano di proseguire nella politica economica che tra 2014 e 2017 ha assicurato una costante riduzione del rapporto deficit/PIL (0,3% di PIL per anno) e la stabilizzazione del rapporto debito/PIL (atteso in calo per l'anno in corso), e al tempo stesso ha dato un supporto all'economia che ha permesso di tornare alla crescita (passata dallo 0,1% del 2014 allo 0,9% del 2016 e attesa all'1,1% nel 2017)", si legge nella lettera inviata al commissario Moscovici e al vicepresidente della Commissione Ue Dombrovskis.

Per quanto riguarda il deficit, in un'analisi comparata allegata alla missiva, Padoan spiega che "tra il 2009 – il primo anno in cui il prodotto dell'area dell'euro si è contratto – e il 2016 l'Italia ha mantenuto un disavanzo pari in media al 3,3 per cento; nel periodo solo sei paesi dell'Eurozona hanno prodotto un disavanzo in media inferiore alla soglia del 3 per cento. Per apprezzare appieno lo sforzo prodotto dal Paese bisognerebbe guardare al saldo primario, depurando il saldo di bilancio dell'onere del debito pubblico: ebbene l'Italia risulta il Paese che assieme alla Germania ha mantenuto l'avanzo primario in media più elevato (1,2 per cento; fig. 2), tra i pochi ad aver prodotto un saldo positivo, a fronte della gran parte degli altri paesi membri dell'Eurozona che invece hanno visto deteriorare la loro posizione nel periodo considerato – ad es. la Spagna ha espresso un disavanzo primario medio del 5,2 per cento del PIL nel periodo, la Francia del 2,6".

"Esiste, ovviamente, una buona ragione alla base della scelta di una politica di bilancio prudente, ovvero la presenza di un elevato debito pubblico; tuttavia, proprio in ragione di una politica di bilancio attenta alla sostenibilità delle finanze pubbliche, il debito italiano è aumentato nel periodo a un ritmo sensibilmente inferiore a quello di altri paesi. Il Governo intende proseguire in una strategia di politica economica attenta alla disciplina di bilancio e al tempo stesso di sostegno alla crescita, all'occupazione e agli investimenti. A partire dal 2014 l'intonazione della politica di bilancio, improntata a un più graduale consolidamento dopo le severe restrizioni fiscali adottate negli anni precedenti, si è associata al ritorno prima e all'irrobustimento poi della crescita: ne è risultata la progressiva contrazione del rapporto tra indebitamento netto e pil".

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