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Lega: 46 milioni, 0 interessi, 76 anni. Ma quanto avrebbe pagato un cittadino o un’impresa?

Le modalità di sequestro dei 46 milioni di euro residui che la Lega deve allo Stato hanno fatto molto discutere, soprattutto perché si tratta di somme cui non verranno applicati interessi. Abbiamo provato a capire quanto avrebbe dovuto pagare la Lega se si fosse rivolta a una banca o se avesse avuto un debito con l’Agenzia delle Entrate.
A cura di Redazione
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Come noto, la procura di Genova e gli avvocati della Lega hanno raggiunto un accordo per la modalità di esecuzione del sequestro di circa 46 milioni di euro, confermato dalla Cassazione in relazione ai rimborsi elettorali illecitamente sottratti dal Carroccio. La somma sarà restituita in rate da 100mila euro a bimestre, che saranno a disposizione su un apposito conto. La quota di 600mila euro l’anno sarà “di base”, ovvero potrebbe crescere se la Lega dovesse avere una disponibilità maggiore, escludendo però le spese per la gestione ordinaria. Si è trattato, come ha specificato il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi, dell’accoglimento di una “istanza da parte della difesa che attiene alle modalità di sequestro preventivo ed eseguibile”.

La Procura di Genova sostiene che si tratta di un meccanismo adottato “in altre procedure analoghe, laddove agiamo in esecuzione”, con una modalità “già seguita per i crediti erariali, per cui una società può subire sequestro preventivo”. Da calcoli sommari, però, appare chiaro come la “rata” negoziata dalla Lega determinerà la restituzione del debito in un periodo compreso fra 60 e 76 anni (a seconda di eventuali ulteriori sequestri). Per giunta in assenza di interessi o di adeguamento all’inflazione.

La modalità del pagamento ha fatto storcere il naso a molti, dal momento che appare come un trattamento di favore in un arco di tempo sproporzionato, che peraltro non dà garanzie circa la completa restituzione della somma. Abbiamo provato a capire cosa sarebbe successo se il debito fosse stato contratto con Equitalia / Agenzia delle Entrate, o se si fosse trattato di un rapporto di prestito – mutuo con una banca.

Uno dei concetti di base è dato dal fatto che ogni rateizzazione non è mai a costo zero per il debitore, considerato il peso che hanno i cosiddetti interessi di dilazione. Equitalia / Agenzia delle Entrate applica un tasso di interesse che varia a seconda della tipologia di debito (erariale, previdenziale o di altra natura) e del debitore (privato o semplice cittadino), oltre che un limite massimo di rate in cui può essere diviso l’importo (che per le aziende è legato al cosiddetto “indice Alfa”). Non è prevista in alcun modo la rateizzazione a interessi zero, ma la cifra varia dal 3,5% al 6,05% annuo.

Provando a utilizzare un qualunque software per il calcolo degli interessi per prestiti o mutui, le cose non sembrano molto dissimili. Partendo dal presupposto che l'intervallo di restituzione è irreale, ovviamente. Se immaginassimo ad esempio di chiedere un mutuo per i 46 milioni, da restituire in un intervallo di 76 anni, anche applicando un interesse del 2%, avremmo un costo totale del finanziamento di circa 90 milioni di euro, con 43 milioni circa di interessi, che peserebbero sul totale per circa il 48%. In caso di prestito, invece, applicando il tasso di interesse più basso fra quelli “sul mercato”, il 4,3% annuo, otterremo invece, una rata annuale di circa 2 milioni di euro, ma un costo totale del finanziamento di 156 milioni di euro, con il peso degli interessi pari al 70% del totale. Certo, per le imprese "non finanziarie", i prestiti possono avere interessi più bassi, ma anche applicando l'1,3% (qui) avremmo: costo totale del finanziamento € 74,174,043.22 di cui € 46,000,000.00 di capitale e € 28,174,043.22 di interessi, pari al 37.98%.

Salvini e la Lega, invece, pagheranno lo 0% di interessi.

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