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Lecce. Lo picchiano, gli urinano addosso e lo lasciano nudo in campagna: tre arresti

Una sconvolgente violenza quella subita da un 33enne di Porto Cesareo, in provincia di Lecce, da parte di tre giovani, due ragazzi di 27 anni e un 19enne. Nei loro confronti ora si configurerebbe anche il reato di tortura. La vittima ha subito danni devastanti su tutto il corpo.
A cura di Biagio Chiariello
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Sequestrato, denudato e preso a bastonate fino a perdere i sensi. Poi non hanno esitato ad urinargli addosso e a tentarlo di affogarlo in un secchio d’acqua, mentre lo minacciavano con una pistola puntata alla testa. “Atteggiamenti non solo violenti, ma inumani e degradanti", li ha definiti il pm Roberta Licci, che per quella notte d’inferno, tra il 29 e il 30 novembre scorso, subita da un 33enne di un 33enne di Porto Cesareo (Lecce), ha emesso tre decreti di fermo nei confronti dei presunti autori della scioccante aggressione: si tratta di Lorenzo Cagnazzo (di 27 anni), Mikol Pagliara (27) e Kevin Soffiatti (19 anni). Contestato, tra le prime volte in Italia, anche il reato di tortura, introdotto nell'ordinamento penale nel luglio scorso. I tre arrestati dovranno rispondere anche di lesioni, sequestro di persona e porto abusivo d'arma.

Violenza selvaggia a Lecce

L’indagine era partita dopo che il 33enne, operaio del posto, si è presentato da solo presso il pronto soccorso dell’ospedale "San Giuseppe" di Copertino, per essere poi trasferito al “Vito Fazzi” di Lecce, viste le condizioni critiche. Immediatamente i medici, hanno avvertito le forze dell’ordine. E così l’uomo ha raccontato tutto ai militari: mercoledì Pagliara e Soffiatti sarebbero andati a prenderlo nel bar in cui si trovava per poi portandolo in auto verso una casa in costruzione in una località isolata, dove li attendeva Cagnazzo. A quel punto il gruppo si sarebbero scagliato contro di lui, con calci e pugni, procurandogli un trauma cranico e toracico con lesione di un polmone, fratture a una mano, rottura dei denti e contusioni varie su tutto il corpo, per una prognosi di 45 giorni. I tre in un primo momento si sarebbe allontanati di casa nel timore di essere arrestati, alla fine però sono stati proprio loro a costituirsi in caserma.

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