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Lecce, feto trovato morto nell’armadio: familiari della madre condannati a 14 anni e mezzo

Quattordici anni e mezzo di carcere ciascuno sono stati inflitti alla sorella e al cognato di una ragazza di Squinzano (Lecce) che lo scorso anno, a diciassette anni, partorì un bimbo morto per poi nasconderlo nell’armadio di casa. I familiari della giovane accusati di infanticidio e occultamento di cadavere.
A cura di Susanna Picone
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Sono arrivate due condanne a quattordici anni e mezzo ciascuno per la sorella e il cognato della ragazza di Squinzano (Lecce), oggi diciottenne, accusata di aver partorito nel febbraio del 2017 e di aver poi nascosto nell’armadio di casa il feto morto. La sentenza è stata emessa dai giudici della Corte d’Assise del Tribunale di Lecce. I due imputati, rispettivamente di ventisette e di quarantasei anni ed entrambi di Squinzano, sono accusati di infanticidio in condizioni di abbandono materiale e morale e occultamento di cadavere in concorso con la ragazza, diciassettenne all’epoca dei fatti. Il pubblico ministero Donatina Buffelli aveva chiesto quindici anni a testa per i due imputati, mentre la difesa aveva chiesto l’assoluzione.

La tragica vicenda nel febbraio 2017 – La vicenda risale all’inizio di febbraio dello scorso anno quando la giovane fu costretta a recarsi presso l’ospedale “San Giuseppe da Copertino” per una forte emorragia. I medici che la visitarono non ebbero dubbi: la minorenne aveva appena partorito. Informati i carabinieri della stazione di Squinzano, nell’abitazione che la ragazza condivideva con la sorella e il cognato fu trovato il corpicino senza vita. Era stato chiuso in una busta di plastica e nascosto in un armadio. Secondo quanto emerso dopo l’autopsia, la ragazza avrebbe dato alla luce un bambino già morto, poiché soffocato dal cordone ombelicale, di lunghezza anomala. Come ricordano i quotidiani locali, la sorella e il cognato della giovane mamma – ascoltati dagli inquirenti poco dopo l’accaduto – dichiararono di non essere a conoscenza che la minore fosse incinta. Ma secondo l’accusa entrambi sapevano della gravidanza della ragazza la quale, nel corso dell’udienza preliminare presso il Tribunale dei Minorenni, ha ottenuto la messa alla prova.

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