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Lecce: caporale arrestato per aver ridotto in schiavitù 32 braccianti agricoli

I braccianti, tutti pakistani, venivano costretti a lavorare non meno di 10 ore al giorno, con una breve pausa pranzo a base di pane e legumi e a fronte di un salario variabile da uno a tre euro all’ora.
A cura di Davide Falcioni
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Un uomo di 36 anni di origine pakistana è stato arrestato per aver ridotto in schiavitù 32 connazionali, fatti lavorare come braccianti agricoli a nero in un'azienda agricola di Monteroni, in provincia di Lecce: i lavoratori dovevano rimanere sui campi non meno di dieci ore al giorno, con solo una breve sosta per il pranzo composto da pane e legumi, e sotto la costante minaccia di violenze fisiche. La retribuzione era variabile da uno a tre euro all'ora. Il 36enne è stato arrestato con le accuse di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, con l'aggravante di aver commesso i fatti con violenza e minacce.

L'inchiesta che portato all'arresto del presunto caporale è stata avviata in seguito ad alcune denunce presentate da giovani immigrati che avevano dichiarato di essere stati sfruttati sul lavoro. Ad acquistare il cibo per tutti i lavoratori dell'azienda agricola era il presunto caporale, che dalla retribuzione degli operai tratteneva quelle che riteneva fossero le spese sostenute. Stando a quanto accertato dagli inquirenti, i braccianti al lavoro nell'azienda agricola, alcuni dei quali irregolari, vivevano condizioni igieniche pessime e dormivano su materassi di fortuna nello stesso casolare in cui lavoravano. Erano stati reclutati all'inizio dell'estate dal 36enne arrestato, che era il loro unico referente sui luoghi di lavoro, oltre che la persona che provvedeva a consegnare loro, saltuariamente, piccole somme di denaro in contanti a saldo parziale della paga che avrebbero ricevuto solo alla fine della stagione, una volta conclusa la raccolta dei pomodori.

I braccianti, come se non bastasse, non avevano diritto ad alcun giorno di riposo, ferie o assenze per malattia.Nel corso del controllo, eseguito con il personale dell'Asl di Lecce, nell'azienda agricola sarebbero stati trovati prodotti nocivi per la salute delle persone, con i quali gli stessi braccianti erano a contatto ogni giorno.

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