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“Le vittime di Rigopiano mi pesano”: l’ultima lettera del generale Conti, morto suicida

L’ufficiale ha scritto a sua moglie: “Da quando è accaduta la tragedia di Rigopiano la mia vita è cambiata. Quelle vittime mi pesano come un macigno. Perché tra i tanti atti, ci sono anche prescrizioni a mia firma”.
A cura di Davide Falcioni
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Prima di togliersi la vita il generale dei Carabinieri forestali in congedo Guido Conti ha scritto una lettera ai familiari spiegando le motivazioni del suo gesto estremo: "Da quando è accaduta la tragedia di Rigopiano la mia vita è cambiata. Quelle vittime mi pesano come un macigno. Perché tra i tanti atti, ci sono anche prescrizioni a mia firma".

Conti era noto per aver condotto l'inchiesta sulla discarica dei veleni di Bussi, in provincia di Pescara, e aveva da poco lasciato l’Arma dopo essere stato per cinque anni alla guida dei carabinieri forestali, per assumere un incarico di prestigio all’interno di una multinazionale nel settore petrolifero. La carriera dell'ufficiale era stata caratterizzata da molti riconoscimenti, ed evidentemente la tragedia di Rigopiano è diventata troppo pesante da sopportare. I suoi rimorsi – spiega nella lettera alla famiglia – non sono per l'albergo, "di cui non so nulla, ma per l'edificazione del centro benessere, dove solo poi appresi non esserci state vittime. Ma ciò non leniva il mio dolore. Pur sapendo e realizzando che il mio scritto era ininfluente ai fini della pratica autorizzativa mi sono sempre posto la domanda: Potevo fare di più?". Guido Conti termina il drammatico testo indirizzandosi alla famiglia con espressioni di grande affetto.

Conti ha spedito tre lettere d'addio

Guido Conti è uscito di casa venerdì mattina intorno alle 9 e 30 dicendo alla moglie che intorno all'ora di pranzo sarebbe rientrato. Salito a bordo della Smart usata dalle figlie si è recato ad una tabaccheria di Sulmona, dove ha acquistato tre fogli e buste da lettera ed un francobollo, per poi risalire in macchina e fermarsi in qualche posto dove ha scritto i suoi ultimi messaggi. Per ora sono state trovate una lettera alla famiglia e una alla sorella, mentre mancherebbe la terza missiva. Conti è quindi risalito in auto, dirigendosi sulla strada verso il Morrone. Una scelta anche questa non casuale. Da sempre il generale amava fare lunghe passeggiate lungo la provinciale che da Sulmona sale verso Pacentro, chiusa da due anni e mezzo, in seguito ad una frana del marzo 2015. Dopo aver percorso alcuni tornanti Conti ha parcheggiato l'auto in una piazzola che costeggia la provinciale, è sceso dalla vettura e si è ucciso.

Quando scrisse a Renzi contro l'accorpamento dei Forestali

L'uomo era molto apprezzato nel corpo dei forestali e lo scorso anno aveva indirizzato una lettera a Matteo Renzi, all'epoca Presidente del Consiglio, per protestare contro l'accorpamento nell'Arma deciso dal Governo. Un intervento contro "lo scioglimento di una istituzione benemerita bisecolare e carica solo di dignità, abnegazione ed efficienza", rispetto al quale – scriveva Conti – "mio Padre (pure lui un forestale, ndr)  è morto due volte. Ed insieme a lui decine di migliaia di uomini che nella nostra Missione, perché tale è lo spirito che ci anima, hanno creduto e credono. E questo non posso permetterlo. Senza battermi fino in fondo".

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