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News sulla morte di Pamela Mastropietro

Pamela, Gip esclude l’omicidio dal fermo: Oseghale in carcere per occultamento di cadavere

Per il Gip non ci sono prove certe per sostenere l’addebito di omicidio. Nel registro degli indagati nell’inchiesta per la morte di Pamela Mastropietro è finito anche un altro pusher amico di Oseghale che avrebbe fornito alla 18enne una dose di droga poco prima della sua morte.
A cura di Antonio Palma
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Aveva detto a tutti che sarebbe voluta tornare a casa, a Roma, Pamela Mastropietro, la 18enne uccisa, fatta a pezzi e ritrovata nascosta in due valige a Macerata dopo esseri allontanata dal centro di recupero per  tossicodipendenza dove i familiari l'avevano accompagnata. A confermarlo anche l'uomo a cui il giorno prima della sua morte, subito dopo essere scappata dalla comunità «Pars» di Corridonia, aveva chiesto l’autostop e che gli aveva dato dei soldi. Soldi purtroppo che poche ore dopo sono finiti nelle tasche dei pusher che lei ha incontrato per caso  girando senza metà per la città di Macerata. Sono queste le ultime ore di vita della giovane, come ricostruito fino ad ora dagli inquirenti coordinati dal procuratore capo di Macerata Giovanni Giorgio.

L'inchiesta però non si ferma e nelle scorse ore sul registro degli indagati è finito un altro ragazzo, si tratterebbe di un pusher amico di Innocent Oseghale, nigeriano come lui, accusato per ora solo di concorso in spaccio di droga per aver ceduto delle dosi alla 18enne. Secondo le indagini, infatti, Pamela Mastropietro "il 30 gennaio, quando è morta, cercava a Macerata la droga", come ha spiegato il Procuratore, "poi, girando per Macerata ha incontrato il ragazzo nigeriano ai Giardini Diaz e l’ha seguito". Il ragazzo era Innocent Oseghale, l'uomo in carcere perché accusato della morte della giovane e del tentativo di far sparire il suo cadavere dopo averlo smembrato.

Per gli inquirenti quel giorno Oseghale aveva solo hashish da vendere ma la ragazza cercava altro, sarebbe stato sempre lui però, tre ore prima della morte della giovane, ad accompagnare Pamela fuori allo Stadio dei Pini di Macerata per comprare dallo spacciatore suo amico la dose di eroina da consumare. Pamela, accompagnata sempre dall'uomo, infine è entrata nella farmacia di via Spalato dove ha acquistato la siringa prima di salire  in casa di Oseghale, da dove però è uscita solo cadavere.

Gip esclude l'omicidio dalla convalida di arresto

Sui motivi della morte della giovane, però, resta il mistero. Il Giudice per le indagini preliminari di Macerata, Giovanni Maria Manzoni, infatti ha convalidato oggi l'arresto in carcere per Innocent Oseghale ma nell'ordinanza ha escluso l'omicidio, confermando solo l'accusa di Occultamento e vilipendio di cadavere dopo che il corpo smembrato della 18enne è stato trovato in due trolley. Il Gip infatti ha ritenuto che al momento non vi fosse prova certa per sostenere l'addebito di omicidio per il quale però Oseghale resta indagato dalla Procura marchigiana. Lo stesso Oseghale, davanti ai pm ha rigettato ogni addebito e avrebbe sostenuto la tesi del'overdose. "Pamela ha avuto una crisi da overdose e io sono scappato" avrebbe dichiarato ai magistrati, non ammettendo nemmeno il vilipendio e  l'occultamento di cadavere.  Per gli inquirenti però ci sono prove certe che lo smembramento del cadavere è avvenuto in casa sua dove sono stati trovati vari oggetti sporchi di sangue, tra cui i vestiti della ragazza, grossi coltelli da cucina e una piccola mannaia. Non solo, l'uomo poi avrebbe cercato di cancellare le tracce dell'orrore con la candeggina, probabilmente aiutato dall'amico, ora ricercato.

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