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Le strade di Atene e la lezione di Tsipras

Il referendum della Grecia è una lezione di democrazia per tutti, e ho capito quanto avesse fortemente senso ripensando alle strade di Atene.
A cura di Rita Cantalino
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Enoikiázetai” è una parola che impari dopo pochi minuti: è scritta ovunque. Vuol dire “Affittasi”, e a caratteri cubitali troneggia su gran parte degli edifici che trovi lungo la tua strada. Sono stata ad Atene pochi mesi fa. È un posto incredibile. Mentre cammini per le strade, hai la ferma impressione di trovarti in un posto in cui il capitalismo è arrivato e ha mangiato tutto quello che poteva, voracemente. Ci sono strade intere di edifici fatiscenti, abbandonati. Ho visto decine e decine di negozietti chiusi, abbandonati, e la scritta che ritornava costantemente: “Enoikiázetai”. Una dopo l'altra si susseguivano botteghe sbarrate di un tempo che fu. Vuoti di quel tempo, alternati a enormi megastore. H&M, Pull and Bear, Intimissimi…e moltissimi altri. Enormi, luminosi, assortiti. Paradossali monumenti in mezzo alla disperazione.

Sono stata nel quartiere anarchico, ho pagato un hotel a tre stelle quando avrei pagato un ostello in Italia. Ho visto piazza Exarchia a tutte le ore del giorno e della notte. Dalle colazioni ricchissime al bar all'angolo a destra, con quei cappuccini giganti e bollenti, fino al baretto di Alì, un bengalese nel cui locale tutte le notti diventavano mattine scivolando su fiumi di ouzo e raki, cantando a squarciagola e ballando musica improponibile. Una notte ci ha presentato sua moglie e abbiamo chiesto a entrambi se avessero votato in Grecia. Ci hanno risposto di sì, e che avevano votato Tsipras. Da Rozalia ho mangiato più o meno quanto durante le vacanze di Natale. Il proprietario ci aveva presi in simpatia e per ogni pasto del nostro viaggio è stato fedele al patto che abbiamo stretto nei primi cinque minuti in cui ci siamo conosciuti: “Vogliamo provare un po' di tutto”. Avessimo mai speso più di quindici euro! Sono stata insieme a persone indescrivibili, solari, stanche e visibilmente provate per gli ultimi anni vissuti, ma serene, rasserenate. Dei napoletani, ma meno diffidenti.

Ho visto gli scontri di una manifestazione anarchica, i cassonetti in fiamme li abbiamo intuiti prima ancora di voltare l'angolo (infondo è un odore che conosciamo bene!). Ci siamo ritrovati in uno scenario di post guerriglia, con panchine divelte e fumo ovunque, gruppuscoli di incappucciati e due, giuro, solo due poliziotti all'angolo della strada. Ho visto il Politecnico di Atene, occupato dagli studenti nel '73 contro la dittatura dei colonnelli, che quello stesso 17 novembre li trucidò. Ho visto la strada, il punto esatto, in cui è stato ammazzato Alexis Grigoropoulos e tutti i tributi dei cittadini alla morte insensata di un quindicenne.

Un giorno passeggiavamo per le stradine vicino al centro. Mentre me ne stavo col naso all'insù a leggere quelle decine e decine di “Enoikiázetai”, mi ritrovai di fronte all'ennesimo edificio abbandonato, enorme, ed esclamai: “Guagliù, guardate comm'è grosso questo palazzo!”. Dopo trenta secondi decifrai la scritta al centro, enorme. Diceva: “Pasok”. Ho visto la sede nazionale di Syriza. In un quartiere che faceva un po' impressione camminarci di sera. Mi hanno spiegato che ora è migliorato, che prima era molto peggio. È in atto un'opera di riqualificazione. Questa è la ragione per cui il partito ha voluto che la propria sede fosse lì: non c'era ragione di metterla nelle strade belle della città. Non è tutto così: non tutto è “malfamato”, non tutto è abbandonato. I quartieri di lusso ci sono, e pure i ricchi, ricchissimi. Solo che sono sempre di meno, e i poveri sono sempre di più. I ragazzi di Syriza che mi hanno accompagnata in giro lo hanno ribadito decine di volte. Così come ci hanno tenuto a dire che non è vero che non ci sono opportunità di lavoro: è che però a guadagnare sono in pochi.

Ho sentito Konstandina, la mia amica greca. Le ho chiesto che clima si respirasse da quelle parti, e lei naturalmente mi ha risposto che è una situazione molto complicata. Che non si fermano mai, che pubblicizzeranno il referendum con azioni, volantinaggi, manifestazioni pubbliche, e che hanno tutti i media contro. Tutta la stampa, tutte le televisioni non fanno altro che attaccare la decisione del governo, dicendo che Tsipras è stato un irresponsabile. Loro stanno provando in tutti i modi a far passare un messaggio semplice: il popolo greco è chiamato a decidere sull'opportunità o meno di cedere a un ricatto,questo non è un referendum contro l'euro o l'Unione Europea. Ma i partiti di destra stanno facendo una propaganda strumentale, invitando a votare per il “sì” alle misure dell'austerity, facendolo passare per un “sì” a restare in Europa.

Io non lo so come andrà questo referendum, e non so se strategicamente, per la tenuta del suo governo, Tsipras abbia fatto bene a proclamarlo. Però so che politicamente ha compiuto un atto bellissimo: ha dimostrato a tutti che non è vero che non puoi governare e stare con il popolo; che non è vero che i proclami elettorali sono una cosa, e le responsabilità di governo un'altra. Ha mostrato come sia possibile mettere a tacere quelli che ci dicono ogni giorno che sono investiti da grandi responsabilità, che prendono decisioni difficili, che noi “non possiamo capire”, ma che lo fanno “per il nostro bene”. E tutti quelli che al governo non ci sanno stare così, dovrebbero avere il buongusto di stare zitti.

Konstandina è convinta che vincerà il no. Non so come andrà a finire, se i miei amici e compagni convinceranno il popolo a votare “oxi”, “no”, o se invece alla fine avranno la meglio i prudenti e i bugiardi. So però che il popolo greco ha sofferto moltissimo in questi anni. Che le lacrime e il sangue li ha visti veramente, e non solo evocati. Che le strade di Atene bruciavano sul serio, durante le manifestazioni. E che se qualcuno non vuole tenere conto di questo, e se non si vuole dare respiro a un popolo che pensava di averlo trovato, mi chiedo che senso abbiano le istituzioni europee.

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Blogger e attivista. Nata a Napoli nel 1988, dove mi sono laureata in filosofia politica. Sono stata coordinatrice provinciale dell'Unione degli Studenti Napoli e coordinatrice cittadina di Link, coordinamento universitario. Ho lavorato come educatrice per Libera in progetti con ragazzi provenienti da contesti di disagio. Il mio blog personale è Errecinque. Ho un sacco di romanzi nel cassetto.
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