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Le statue più famose di Roma? Si chiamano Pasquino e Marforio, e parlano

Vi siete mai chiesti a chi appartenga la famosa battuta “non tutti i francesi sono ladri, ma Bona Parte sì”? L’irriverente citazione è riconducibile a Pasquino e Marforio, due personalità molto famose nella Roma ottocentesca ma anche prima: si tratta di due statue. Due delle sei statue “parlanti” della Capitale.
A cura di Federica D'Alfonso
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La statua "parlante" di Pasquino, nei pressi di Piazza Navona, a Roma.
La statua "parlante" di Pasquino, nei pressi di Piazza Navona, a Roma.

Sfacciataggine e irriverenza, e soprattutto avversione al potere: sono queste le qualità che hanno reso alcune statue di marmo conservate a Roma famose in tutto il mondo. Per secoli hanno espresso il loro disappunto nei confronti dei soprusi perpetrati dai potenti e hanno denunciato, con la tipica ironia propria della romanità, le stranezze e i vizi dei cittadini più illustri della Capitale: a dimostrazione che anche le sculture, se vogliono, possono “parlare”.

Anche se inizialmente dovevano essere molto più numerose, oggi ne rimangono soltanto sei, conosciute appunto come le “statue parlanti” di Roma: anche se non sono, ovviamente, dotate della capacità di proferir parola queste sculture in passato hanno trovato di frequente il modo di comunicare e di raccontare quello che molti, per paura o noncuranza, non osavano rivelare. Come?

La satira pungente delle statue romane

Marforio: i suoi scambi di battute con Pasquino sono divenuti proverbiali.
Marforio: i suoi scambi di battute con Pasquino sono divenuti proverbiali.

Si tratta di un furbo espediente documentato a partire dal XVI secolo: nelle strade di Roma iniziano a comparire, appesi al collo delle statue o affissi nelle vicinanze, cartelli satirici e umoristici che prendono di mira soprattutto personaggi pubblici e alte cariche, come il Papa. Solitamente scritti in latino o in volgare, questi messaggi avevano una fortissima valenza politica, denunciando molto spesso soprusi e violenze: un metodo odiato dai potenti ma difficile da ostacolare, grazie all’assoluto anonimato dei messaggi e alla complicità entusiasta del popolo.

Chi si celasse dietro il volto delle statue parlanti non è certo: con ogni probabilità persone istruite, forse anche nobili, capaci di leggere e di scrivere e di utilizzare la suggestione creata nel popolino dalle statue a proprio vantaggio. A subire le critiche di questi irriverenti monumenti furono in molti, dai papi Alessandro VI Borgia a Urbano VIII, per il quale venne affisso il celeberrimo detto “ciò che non fecero i Barbari lo fecero i Barberini”, fino a Napoleone e Hitler in tempi più recenti. Molti altri tributarono loro ogni onore, ritenendoli autentica espressione della veracità romana, come il poeta Trilussa.

Pasquino e colleghi: voci contro i potenti

“Nun te se vede che la bocca sola

con una smorfia quasi strafottente…”

Pasquino barbottò: “Segno evidente

che nun ha detto l'urtima parola”.

Con questi simpatici versi Trilussa rende omaggio alla statua parlante più famosa di tutta Roma: Pasquino, uno splendido ma ormai quasi irriconoscibile marmo del III secolo oggi situato nei pressi di Piazza Navona. Lui è l’unico ad aver conservato l’abitudine di parlare: spesso compaiono ancora ai suoi piedi messaggi satirici o invettive, tutte ancora rigorosamente anonime. Ma anche se Pasquino è un’autentica super star fra le statue parlanti (sua è la celebre frase sul papa Barberini), la sua fama non ha mai sminuito l’importanza delle parole dei suoi altri colleghi marmorei.

Madama Lucrezia, la statua parlante nei pressi di Piazza Venezia.
Madama Lucrezia, la statua parlante nei pressi di Piazza Venezia.

Esistono altre cinque statue parlanti oggi riconosciute come tali, disseminate in varie parti di Roma: quella del barbuto Marforio, situato nel cortile dei Musei Capitolini, quella del Facchino di Via Lata, vicino Via del Corso, quella dell’Abate Luigi in Piazza Vidoni e la statua del Babbuino che dà il nome all’omonima via. Ultima, ma non per importanza, l’unica donna di questa curiosa congregazione: Madama Lucrezia, un marmo che raffigura con ogni probabilità una sacerdotessa di Iside e che oggi è situato nei pressi di Piazza Venezia.

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