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Lavoro: 80mila “idonei” per il pubblico impiego pronti a iniziare, ma c’è il blocco assunzioni

Oltre 80mila persone sono state giudicate idonee dopo aver superato un concorso pubblico. Potrebbero iniziare a lavorare, ma a causa del blocco delle assunzioni sono costrette ad attendere.
A cura di Davide Falcioni
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Come vincere alla lotteria ma non poter ritirare l'incasso: è quanto sta accadendo a 84mila persone che, dopo essere stati dichiarati idonei in un concorso pubblico, sono costretti a rimanere in attesa. Il casus belli è stata l'abolizione delle provincie (o meglio, delle elezioni provinciali): negli intenti del governo il provvedimento avrebbe dovuto far risparmiare la pubblica amministrazione, ma in pratica rischia di trasformarsi in un boomerang: 20mila dipendenti provinciali vanno infatti ricollocati e per questa ragione è stato interrotto il turnover in ogni tipo di amministrazione, sia centrale che periferica, comprese le forze di polizia, e fino a tutto il 2016. Così per 80mila "idonei", molti dei quali in attesa da anni, la possibilità di iniziare a lavorare sta sfumando ancora una volta. E il rischio è che anche dopo il 2016 la possibilità di ottenere un lavoro nella pubblica amministrazione svanisca per sempre a causa del blocco delle assunzioni.

Per questa ragione gli "idonei" hanno deciso di scendere in piazza e dopo domani mattina saranno a Roma, di fronte a Montecitorio. La mobilitazione è stata organizzata anche grazie ai social network, aprendo pagine su facebook ma anche hashtag su twitter: vi dovrebbero partecipare tutti quei cittadini che, pur risultando idonei, sono costretti a rimanere a casa dal blocco delle assunzioni. Le cifre sono incerte, ma secondo le stime del Formez si tratterebbe di 84.040 persone in lista in 9.225 graduatorie differenti. Alessio Mercanti, uno degli organizzatori della mobilitazione di mercoledì, spiega: "Abbiamo deciso di scendere in piazza per far valere le nostre ragioni, per chiedere allo Stato di restituirci quei diritti che, non più tardi di un anno fa, ci aveva riconosciuto attraverso la legge promossa dal ministro D’Alia che prorogava tutte le graduatorie fino a fine 2016". Parallelamente alla manifestazione di piazza scatteranno i ricorsi alla magistratura e alla corte di Giustizia Europea, con lo scopo di contestare la violazione del principio di non discriminazione, visto che il governo ha previsto una deroga per i Beni culturali. "E' cristallino – sostengono i comitati – l’intento dell’esecutivo: arrivare alla scadenza delle graduatorie senza poterci dare la possibilità (non l’assunzione certa) di subentrare “naturalmente” alle cessazioni del personale dipendente, altrimenti avrebbero previsto un’ulteriore proroga come peraltro è stato fatto per i contratti a termine. E magari, dopo il 2017, si ricomincerà a bandire concorsi che costeranno milioni di euro quando invece si può assumere fin da subito dalle graduatorie ad oggi valide".

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