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Lasciare il cane da solo 15 giorni in estate è reato: oltre alla multa si rischia il sequestro

Lasciare il proprio cane da solo per 15 giorni durante il periodo estivo (magari per andare in vacanza) può essere reato e il proprietario va anche incontro al rischio del sequestro dell’animale. Pur lasciando al cane acqua e cibo si può essere accusati di maltrattamento di animali, secondo quanto stabilisce una sentenza della Cassazione.
A cura di Stefano Rizzuti
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Lasciare il cane da solo nell’appartamento o nel cortile per un periodo prolungato è reato e si rischia di andare incontro anche al sequestro dell’animale. A stabilirlo è la Cassazione che si è espressa su un caso riguardante la proprietaria di un cane che lo aveva lasciato per due settimane nel cortile per andare in vacanza con la famiglia. E non è bastato alla proprietaria del cane affermare di aver lasciato acqua e cibo per il sostentamento durante il suo periodo di assenza. In questi casi, dunque, è legittimo disporre il sequestro preventivo del cane maltrattato e lasciato solo per 15 giorni dai proprietari durante il periodo estivo. Avere cibo e acqua, dunque, non viene considerato come prendersi cura del cane e per questo la proprietaria è punibile. Nel caso in cui venga riconosciuto il reato di maltrattamento su animali la pena prevista è o l’arresto fino a un anno o una ammenda che può andare dai mille ai 10mila euro.

La proprietaria è stata indagata per le condizioni precarie di salute del cane e la Cassazione, ribadendo quanto deciso dal giudice, lancia così un avvertimento a chiunque pensi di lasciare i cani da soli. Una sentenza che vale non solo per i cani, ma anche per tutti gli animali domestici. Il tribunale aveva rigettato l’istanza di una donna contro il decreto di sequestro preventivo del suo cane, emessa dal gip per il reato di maltrattamento di animali: il motivo di questo maltrattamento è proprio da trovare nelle due settimane di abbandono durante il periodo estivo.

Durante l’esame in Cassazione, la proprietaria del cane ha sostenuto che non ci fossero i presupposti oggettivi e soggetti (aver agito con crudeltà e senza necessità) del reato contestato. La linea difensiva della donna si basava sul fatto che al cane fossero stati lasciati acqua e cibo. Inoltre, secondo lei ci sarebbe un certificato del veterinario, rilasciato al momento del sequestro, con cui si dimostra che la massa corporea del cane era in sovrappeso, nonostante il cane avesse altri problemi di salute: queste malattie lo avrebbero debilitato e non la mancanza di cure.

Il giudice aveva spiegato di aver scoperto, durante diversi sopralluoghi all’abitazione, che la donna era sempre assente mentre l’animale si trovava nel cortile e aveva la leishmaniosi e viveva in condizioni precarie di salute (emorragia dal naso, unghie delle zampe incrinate), poi certificate dal veterinario. Inoltre, i vicini di casa della donna hanno riferito che la proprietaria si era allontanata dall’abitazione con la famiglia e un altro cane nelle due settimane precedenti. Infine, alcuni passanti – vedendo il cane nel cortile – avrebbero lasciato all’animale cibo e acqua.

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