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L’Aquila a 10 anni dal terremoto, Giuseppe Conte: “Abbiamo il dovere della memoria”

A dieci anni dal sisma che ha distrutto L’Aquila e ucciso 309 persone, la città torna a ricordare quei drammatici momenti. Una lunga fiaccolata si è conclusa alle 3.32 (ora del sisma) con 309 rintocchi delle campane. Presente il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: “La ferita di una comunità locale è una ferita della comunità nazionale. Sono passati 10 anni dal sisma de L’Aquila e ancora oggi abbiamo il dovere della memoria”.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’Aquila dieci anni dopo. Una ferita aperta nella notte del 6 aprile e mai chiusa. E su cui bisogna tenere viva la memoria, come spiega il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: “La ferita di una comunità locale è una ferita della comunità nazionale. Sono passati 10 anni dal sisma de L’Aquila e ancora oggi abbiamo il dovere della memoria: tanti hanno perso persone care, in molti continuano a soffrire. A tutti loro, in questa giornata di ricordo, mi stringo con un caloroso, sentito abbraccio”, scrive su Facebook. Ieri sera Conte, arrivando all’Aquila per la fiaccolata in occasione del decennale del sisma, ha voluto sottolineare che la sua “presenza qui è la testimonianza che la ferita della comunità locale è una ferita della comunità nazionale”.

Conte ha sottolineato ancora: “Abbiamo lavorato a un piano nazionale per la messa in sicurezza del territorio contro i rischi del dissesto idrogeologico, intervenire successivamente è sempre peggio che intervenire prima. Sono già stati stanziati tre miliardi per quest'anno, che sono stati distribuiti alle Regioni, per il prossimo triennio sono stati stanziati 11 miliardi. Abbiamo inserito alcune norme per la ricostruzione nel decreto sblocca-cantieri, approvato due settimane fa, il Governo ha nominato il commissario straordinario, ha un delegato che costantemente segue il processo e i problemi legati alla ricostruzione. Non è un caso che la mia prima visita istituzionale sia stata in una zona terremotata del Centro Italia. È stata una visita dal grande valore simbolico”.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parla della ricostruzione: “Resta una grande sfida nazionale. È affidata alla responsabilità delle istituzioni, a tutti i livelli, che devono assicurare sostegno ai progetti, certezza e continuità nelle risorse, trasparenza nella gestione. Ma la ricostruzione avrà pieno successo se renderà protagoniste le comunità locali, se rigenererà le reti sociali e i luoghi dove si trovano le radici della vita civile. Il motore della ricostruzione va portato a pieno regime. Gli stessi cantieri devono diventare simbolo e incentivo alla speranza”. “I giovani de L'Aquila e dei comuni colpiti dal terremoto del 2009 – continua il capo dello Stato – hanno diritto alla rinascita delle loro città, dei paesi, delle comunità. Pensare al domani, e non soltanto all'oggi, è il nostro impegno davanti alle nuove generazioni. Lo dobbiamo ai giovani de L'Aquila anche ricordando quei ragazzi della Casa dello Studente, a cui il sisma spezzò i progetti di vita, e che nella memoria del Paese rappresentano ancora oggi il segno più penoso della tragedia del 6 aprile”.

La fiaccolata per L’Aquila

Due ore di marcia, nel silenzio più assoluto, con un’onda di luce disegnata dalle fiaccole per le vie dell’Aquila nella notte del decennale del terremoto che alle 3 e 32 del 6 aprile 2009 ha distrutto la città e causato la morte di 309 persone. In tanti a sfilare: non solo i familiari delle vittime e i cittadini, ma anche tante persone colpite da altri disastri naturali, da Amatrice a Rigopiano, passando per l’Emilia. Ad aprire il corteo silenzioso i familiari delle vittime con uno striscione con su scritto ‘Per noi, per loro e per tutti’. E poi un lenzuolo con i nomi dei 309 morti.

Il momento clou, con la massima commozione di tutti i presenti, arriva con la lettura dei nomi delle vittime in piazza Duomo, seguito da 309 rintocchi delle campane della chiesa di Santa Maria del Suffragio, riaperta il 6 dicembre, in ricordo di ognuno dei 309 morti nel sisma. Una cerimonia che si conclude proprio qui, alle 3.32. La stessa ora in cui il drammatico sisma ha spezzato la vita di 309 persone e ha distrutto una città che dopo dieci anni si dice “in rigenerazione” e che non si arrende e vuole ripartire.

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