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L’America degli italiani in Portogallo, sgravi e costo della vita: boom di trasferimenti

In un solo anno 4.300 italiani si sono trasferiti nel Paese lusitano con un aumento del 50 per cento. Una decisa accelerazione frutto delle politiche fiscali del governo portoghese intese ad attrarre soprattutto persone del ceto medio di altri paesi attraverso sgravi allettanti.
A cura di Antonio Palma
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Tra italiani e Portogallo ormai è amore senza riserve. Se l'aumento di richieste di trasferimento di nostri connazionali nel Paese lusitano era stato costante negli ultimi anni, ora i numeri dimostrano che è vero e proprio boom. Come ricorda il Corriere della Sera riportando i dati del "Servizio degli stranieri e delle frontiere" di Lisbona,  infatti, nel 2017 la presenza di italiani nel Paese è cresciuta addirittura del 50% sul 2016, un aumento più rapido di quello di qualunque altra nazionalità e che ha dato la spinta definitiva a rafforzare una comunità che fino a qualche anno fa era composta da appena poche centinaia di persone. I nuovi 4.300 italiani arrivati hanno portato la comunità italiana a 13mila soggetti, ma in realtà la crescita di stranieri europei nel Paese ha già portato almeno 50mila nuovi arrivi, soprattutto inglesi e francesi.

Una decisa accelerazione frutto delle politiche fiscali del governo portoghese intese ad attrarre soprattutto persone del ceto medio di altri paesi attraverso  sgravi allettanti. Provvedimenti che insieme al costo della vita nettamente più basso hanno attirato soprattutto tantissimi pensionati nostrani che in Portogallo hanno trovato l'America. Come abbiamo già ricordato, infatti, secondo gli accordi bilaterali tra Roma e Lisbona, basta vivere 6 mesi all'anno in Portogallo per vedersi accreditare dall'Inps la pensione lorda e senza che l'erario locale effettui alcun prelievo.

Si tratta del cosiddetto meccanismo dei "residenti non-abituali" rivolto di fatto ai pensionati europei del ceto medio. La misura prevede zero imposte sui redditi maturati all’estero purché gli interessati trasferiscano la loro residenza in Portogallo; la sola condizione è vivere sei mesi l’anno nel Paese o disporre di una casa che permetta di presumere l’intenzione di tenerla e occuparla come residenza abituale. No solo pesionati però, per i «residenti non-abituali» c’è poi una flat tax al 20% sui redditi maturati in Portogallo in una cinquantina di categorie di lavoratori della conoscenza che ha portato nel Paese esperti di software, chirurghi, universitari ed esperti di finanza.

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