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Laboratori Gran Sasso, annullato esperimento Sox: “Poteva rivoluzionare la fisica”

L’Istituto nazionale di fisica nucleare ha spiegato che è impossibile realizzare la sorgente con le caratteristiche necessarie all’esperimento. Il Progetto Sox cercava di individuare i neutrini sterili la cui scoperta potrebbe aprire una nuova era nella fisica.
A cura di Antonio Palma
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L’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e il Commissariato francese per l'energia atomica (Cea) hanno annunciato che il tanto attesto esperimento scientifico del progetto Sox (Short distance Oscillations with boreXino), che doveva avvenire nei laboratori nazionali del Gran Sasso, è stato annullato. Come comunicato dall'Infn, si è trattato di uno stop forzato visto che manca il cosiddetto componente "della discordia" che doveva essere fornito dai russi. Già nel dicembre 2017 l'esperimento era slittato per i ritardi nella consegna di questo componente che doveva essere fornito da un gruppo russo. Il componete radioattivo, che aveva fatto sorgere anche i timori di alcune associazioni ambientaliste, infatti, è il cuore centrale di tutto l'esperimento che, secondo gli scienziati, avrebbe potuto rivoluzionare il mondo della fisica.

Questa volta l'elemento sembra sia stato fornito ma non ha le caratteristiche tecniche perché il rivelatore riesca e "vedere" i neutrini sterili, le particelle la cui scoperta potrebbe aprire una nuova era nella fisica. Secondo gli scienziati, il componente funziona ad appena un terzo dell'intensità necessaria al progetto ed è quindi impossibile produrre il numero minimo di particelle necessario per l'esperimento. Per riuscire a vedere queste particelle era necessario infatti una quantità sufficiente di Cerio 144, un materiale radioattivo che avrebbe funzionato come sorgente di particelle-esca. Per evitare fuoriuscite all'esterno, il materiale sarebbe stato sigillato in una doppia capsula di acciaio che a sua volta sarebbe stata schermata da uno scudo di tungsteno di oltre 2,4 tonnellate e dello spessore di 19 centimetri per impedire ai raggi gamma, prodotti con i neutrini, di disperdersi.

"Sapevamo che costruire una sorgente di antineutrini con le caratteristiche necessarie perché il nostro progetto fosse in grado di produrre risultati scientifici significativi e fosse competitivo a livello internazionale era una sfida tecnologica impegnativa ma la grande rilevanza scientifica dell’obiettivo e la possibilità di realizzarla che ci era stata prospettata ci avevano guidati in questa impresa", ha spiegato Marco Pallavicini, coordinatore del progetto Sox, aggiungendo: "Oggi, purtroppo, dobbiamo prendere atto dell’impossibilità di produrre una sorgente idonea, è un duro colpo per me e per i tanti, soprattutto giovani, che ci credevano e che hanno lavorato con grande impegno in questi anni per portare Sox a realizzazione”. "Sappiamo però anche che così funziona la ricerca scientifica di frontiera: si affrontano problemi complessi e si valutano soluzioni tecniche e tecnologiche d’avanguardia, e talvolta può accadere che al momento della loro implementazione si riveli l’impossibilità di portarle a compimento. Il nostro compito di ricercatori è ora puntare con fiducia a nuovi obiettivi" ha concluso  Pallavicini.

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