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“La versione della cameriera” di Daniel Woodrell, piccolo capolavoro dal Missouri

“La versione della cameriera” dello statunitense Daniel Woodrell, edito in Italia da NNE, è un romanzo labirintico e corale che ruota attorno all’esplosione in un locale da ballo nel 1929 a West Table. Ambientato tra i monti Ozark, in Missouri, un’altra straordinaria prova dall’autore di “Un gelido inverno”.
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Devo confessare che prima di verificarlo su Google Maps ritenevo i monti Ozark (ambientazione prediletta per le storie di Daniel Woodrell) e la Winesburg di Sherwood Anderson più vicine di quanto in realtà siano. Più di settecento miglia e due stati, l'Indiana e l'Illinois – separano il Missouri dall'Ohio, una distanza enorme per un europeo – soprattutto per un italiano del Sud – che probabilmente tende a svanire nella percezione di chi legge in traduzione. Il che, peraltro, non significa che più di qualche legame non ci sia tra l'autore de "La versione della cameriera"(NNE, pp. 192, euro 18) e quello di "Winesburg, Ohio" e "Many marriages".

Una su tutte: lo stile danzante, avvolgente, traboccante, ricco di reiterazioni verbali che conferiscono alla pagina il ritmo di una nenia, oltre alla struttura labirintica del romanzo, affastellato di "short stories" alla maniera di Anderson. È proprio sul labirintico meccanismo narrativo che il romanzo di Woodrell basa la sua forza, filtrato dalla voce narrante del dodicenne Alek, che imbastisce i fili della tela con forza centrifuga, verso le direzioni di un racconto che si fa qua e là corale, di un'intera comunità, tranne poi scartare e puntare con decisione il mirino su Alma, un'anziana e caparbia cameriera, la cui vita si spezzata anni prima. Precisamente nel 1929, quando l'Arbor, locale notturno di West Table, fu squarciato da un'esplosione che causò la morte di decine di persone, tra cui Ruby, la sorella di Alma, una superba "bocca di rose" degli Ozarks.

L'esplosione avvenne a poca distanza, e certamente chi era nella casa dovette udire tutto, in quella sera luminosa, le coppie che arrivavano a braccetto o in gruppi di quattro, le risa di eccitazione, le parole affettuose, i baci rubati in cammino verso il ballo, suoni ben distinti in quella notte profumata di fiori tra le due guerre, qui nella città che al tempo apparteneva ai cuori placidi e agli animi svagati.

È l'esplosione il fuoco attorno a cui ruota "La versione della cameriera". Sotto questo magma narrativo, digressivo, che dilaziona l'attesa dell'informazione che serve a sciogliere il giallo, o meglio, il "country noir" (defizione che Woodrell ha coniato per se stesso), ecco tessersi con fluidità di sapiente narratore la trama del cuore di una comunità attraversato da mille spine, miserie morali ed economiche ( "Per i poveri il riposo è un pericolo, questo lo sapeva, e alla mente dei bisognosi che poltriscono si affacciano troppe idee abiette, che finiscono per guastarli nel profondo."), tradimenti, amori, piccoli e grandi atti di eroismo e solidarietà familiare costretti a infrangersi contro le asprezze della barriera montagnosa.

Da una rosa nasce una spina – recita un vecchio proverbio siciliano – e da una spina nasce una rosa. Ed è l'attesa del momento in cui toccheremo la spina con le nostre mani nude di lettore che, sembra dirci il ritmo del romanzo, il momento in cui dovremmo preoccuparci. Così pagina dopo pagina, mentre anche il più fioco raggio di luce e di speranza sembra spegnersi nel buco nero della malattia mentale di Alma, il lettore finisce irretito dalla spirale drammaturgica e da una sottile sensazione di paura per ciò che sta per avvenire. Quel brivido dell'esser vivi che è esattamente ciò che rende "la vita e non la morte", come recita l'epitaffio sulla tomba di Sherwood Anderson, in Virginia, la più "grande avventura". È la forza della letteratura: annullare con una manciata di parole qualsiasi distanza. Cosa volete che siano poco più di settecento miglia?

La trama de "La versione della cameriera"

Il dodicenne Alek trascorre l’estate a West Table, Missouri, con sua nonna Alma. Vecchia, eccentrica e orgogliosa, la donna ha lavorato per cinquant’anni come cameriera per le famiglie ricche della città, allevando tre figli e soppor­tando un marito sempre assente. Alma conosce molte storie, ma quella che più la ossessiona è l’esplosione della sala da ballo che nel 1929 causò la morte di qua­rantadue persone, tra cui l’amatissima sorella Ruby. Nessuno ha mai scoperto com’è andata, né è mai stato trovato il responsabile: Alma è certa di sapere la verità, e la racconta ad Alek, per rendere giustizia alle vittime e donare pace a se stessa.
Nel primo episodio della Serie di West Table, Daniel Woodrell illumina con ni­tide, veloci pennellate di colore una va­rietà di personaggi. Alma, Alek, Ruby, i Glencross e gli sfortunati ballerini sono voci di un romanzo corale, serrato come un noir, che parla di condivisione e di comunità, di un passato che si avvolge al presente, ora come una condanna, ora come un riscatto, in cui tutti si ritro­vano colpevoli e innocenti.

Chi è Daniel Woodrell, l'autore di "Un gelido inverno"

Daniel Woodrell (1953) è considerato uno dei maggiori scrittori americani viventi. I suoi libri hanno ottenuto di­versi premi e riconoscimenti, tra cui il Pen Award, l’International Imac Dublin Literary Award e il Sundance Film Festival Award per l’adattamento ci­nematografico del suo libro Un gelido inverno. Ama ambientare le sue sto­rie nei panorami dei monti Ozark, in Missouri, e lui stesso ha coniato la de­finizione di “country noir” per descri­vere la sua opera. NNE pubblicherà gli altri volumi della Serie di West Table.

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Scrittore, sceneggiatore, giornalista. Nato a Napoli nel 1979. Il suo ultimo romanzo è "Le creature" (Rizzoli). Collabora con diverse riviste e quotidiani, è redattore della trasmissione Zazà su Rai Radio 3.
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