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Marco Pantani, 15 anni dal suicidio del ‘pirata’, morto con segni di violenza sul volto

Quando venne trovato cadavere nel residence Le Rose di Rimini il 14 febbraio del 2004, Marco Pantani aveva il volto e la testa coperti di lesioni. Per la Giustizia quei segni furono autoinflitti. Accanto al suo corpo fu trovata la palla di cocaina che lo avrebbe ucciso e anche quella si ritiene fosse di Marco. Per il Tribunale, insomma, Marco fece tutto da solo, ma mamma Tonina non ci crede: “Me lo hanno ammazzato”. E sullo sfondo spunta un oscuro scenario di scommesse clandestine, camorra e violenza.
A cura di Angela Marino
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Per la giustizia è un caso archiviato come suicidio, ma mamma Tonina dice: "Me lo hanno ammazzato". Sono passati 15 anni dalla morte dal campione delle due ruote, Marco Pantani, il ‘pirata' che ha finito i suoi giorni intossicato dalla cocaina in un solitario residence di Rimini, ma la sua morte racchiude molti misteri. Aspetti oscuri che potrebbero far riaprire le indagini e questa volta sotto la voce ‘omicidio'.

È vero, lo ammette anche sua madre, che Marco aveva attraversato un periodo buio. Correva l'anno 1999, quando fu squalificato dal Giro d'Italia perché positivo al test antidoping, nonostante negasse. Una debacle che sprofondò la sua carriera di stella del ciclismo, ma non la sua vita, perché Marco continuò a vivere secondo le sue abitudini. "Gli piaceva divertirsi con le donne e non aveva assolutamenteaveva tendenze suicide", dice chi lo conosceva. Eppure, il 14 febbraio del 2004, viene trovato morto nel Residence roamgnolo ‘Le Rose'. E proprio nella scena di quello strano ritrovamento, si affastellano anomalie e stranezze. Partiamo dalla prima.

La strisciatura nel sangue. La stanza del residence viene fotografata dalla Scientifica in completo disordine. Il corpo di Marco è riverso a terra, a faccia, in giù, imbrattato del suo stesso sangue. Ecco, proprie nelle macchie di sangue c'è qualcosa di strano. La chiazza accanto al cadavere presentano segni di strisciatura, come se il braccio, fosse stato spostato, trascinato sul pavimento. Manomesso sì, ma non dai soccorritori, almeno è questo quello che si ipotizza se si tiene conto del fatto che i soccorsi sopraggiunsero parecchio tempo dopo la morte, quando il sangue era già secco.

La palla di cocaina. E poi, sempre accanto al corpo, la Scientifica fotografa e riprende con la videocamera il presunto ‘killer' di Marco, una pallina di cocaina. La stessa di cui altri soccorritori intervenuti sulla scena non hanno memoria. Quando è apparsa accanto al cadavere?

I traumi sul corpo. Eloquente è anche il corpo senza vita del ‘suicida' Marco, con il volto stranamente coperto di segni e una vistosa ferita alla testa. Lesioni che, da quanto si legge negli atti, sono state attribuite allo stato Marco che, in un momento di ‘delirio', si sarebbe graffiato e ferito.

Il lavandino spostato. Altra incongruenza tra le dichiarazioni dei testimoni e le foto della scena, riguarda la posizione del lavandino del bagno. Dagli atti: "Sono rimasto molto perplesso dal fatto che il lavandino (del bagno) era stato smontato ed era stato posizionato in prossimità della porta di ingresso". Questa la testimonianza confermata anche dal portiere del residence, Pietro Buccellato, secondo il quale il lavandino non era fissato a parete, come invece mostrano le foto della Scientifica. Ma non finisce qua.

Sempre secondo gli atti, Marco, che si trovava al residence ‘Le Rose' dal 9 febbraio, avrebbe trascorso tutto il tempo da solo, senza ricevere nessuno e senza uscire, isolato. Questi, secondo la ricostruzione giudiziaria, i prodromi del suicidio di Pantani, depressione e isolamento. Eppure in quella stanza, secondo l'avvocato della famiglia Pantani, ci sarebbero stati, non uno, ma tre giubbotti da sci che non erano di Marco. La presenza di terzi nella stanza, tuttavia, avrebbe potuto essere facilmente verificata ricercando impronte digitali nella stanza. Solo che non furono cercate. "Nonostante ci fosse del cadavere e del sangue questo accertamento non fu fatto" ha detto a Le Iene l'avvocato Antonio De Rensis.

Sullo scenario della morte del pirata, restano oggi le dichiarazioni di alcuni pentiti della camorra napoletana, secondo i quali Pantani fu vittima di un complotto dei clan campani per fermarlo. Marco non doveva vincere perché per coprire le scommesse clandestine la camorra stava andando in ‘bancarotta', almeno secondo l'ex boss di Mondragone Augusto La Torre. Le indagini sulla morte di Marco Pantani sono state definitivamente archiviate nel 2016. Marco, per la giustizia, fece tutto da solo.

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