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La strana morte di David Dragičević, il caso che ha sconvolto i Balcani

Il 18 marzo scorso, David Dragičević, studente di 21 anni, è stato trovato cadavere in un torrente a Banja Luka, Bosnia. Nonostante i segni di torture sul corpo la polizia locale continua a rifiutare di svolgere indagini. Da sei mesi il Paese protesta ogni giorno contro il governo. Secondo il movimento ‘Giustizia per David’ le istituzioni starebbero coprendo i responsabili, ritenuti personaggi dell’establishment.
A cura di Angela Marino
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Ventun anni, studente di ingegneria elettrica, tanti amici e una certa popolarità tra le ragazze, anche per quella caratteristica chioma alla Bob Marley. David Dragičević, ha il volto di un anonimo studente universitario e tale sarebbe rimasto, anonimo, se una sera di marzo non avesse deciso di uscire. Una scelta banale, di quelle che si prendono senza riflettere e che poi ti cambiano la vita. O la stroncano. Oggi, infatti, il suo volto incorniciato dai capelli rasta non è su un selfie di Instagram, ma sugli striscioni contro il governo della Republika Srpska, la ‘metà' serba, della Bosnia ed Erzegovina. Claim: giustizia per David.

La sera del 18 marzo David è uscito con alcuni amici a Banja Luka e non è più tornato a casa. Quella notte e le successive sei papà Davor, gli amici e una manciata di conoscenti lo hanno cercato dappertutto, ma di lui nessuna traccia. Il 24 marzo, in una pungente mattina di nebbia, il suo cadavere sfigurato è affiorato dalle acque del torrente Crkvena. Nell'autopsia effettuata dal medico legale, Željko Karan, emergono ematomi, ferite e contusioni sparse sulla maggior parte del corpo, eppure, nonostante il patologo certifichi che quelli possono essere i segni di sevizie e torture, la polizia arriva una rapida conclusione del caso: incidente.

Il ritrovamento

David, insomma, sarebbe caduto nel torrente da solo e sempre da solo si sarebbe procurato quei lividi, magari post mortem, sbattendo contro i sassi sul letto del torrenteMa non è così, non può esserlo, visto che i sassi contro cui il corpo del povero David è sbattuto, non possono produrre quel tipo di tracce su un corpo morto. La morte di David e i presunti insabbiamenti che la famiglia Dragicevic immediatamente denuncia, danno vita a un movimento di protesta Pravda za Davida (Giustizia per David) che conta decine di migliaia di partecipanti che si riuniscono quotidianamente nella piazza principale di Banja Luka, per chiedere chiarezza.

L'autopsia

Pressato dalla famiglia e dalle prime proteste, il governo della Republika dà mandato per una seconda autopsia a un patologo di Belgrado, che dipinge un quadro interessante. David, al contrario da quanto scritto nero su bianco nel primo referto, non è morto la notte della scomparsa, ma è rimasto in vita almeno due se non quattro, periodo al quale risalgono anche le ferite. David, in poche parole è stato torturato. Nonostante l'eclatante conclusione del secondo esame, neanche stavolta il ministro degli Interni della RS Dragan Lukač dispone un'indagine. Come che sia, per il governo locale, David ha fatto tutto da solo.

Una lunga serie di incidenti

Con oltre 230mila iscritti, il gruppo Pravda za Davida diventa un vero e proprio movimento sociale alla cui testa c'è Davor Dragicevic, padre di David e principale accusatore dei vertici della Republika Srpska che incolpa di aver ucciso suo figlio. Al suo fianco c'è Muriz Memic, musulmano, cittadino dell'altra metà del Paese, quella di etnia bosniaca e padre di Dzenan, ventenne che nel febbraio 2016 è morto a Sarajevo in quello che per la famiglia fu uno scontro e per la polizia un ‘incidente'. E pare non sia il solo. Con quello di David ci sono numerosi casi di ‘incidenti', archiviati senza indagini e accomunati tutti da una cola cosa: i presunti responsabili sono appartenenti alle forze di polizia o personalità di spicco delle istituzioni e delle forze dell'ordine. Tutti ‘cittadini al di sopra di ogni sospetto' per cui mai un fascicolo di indagini è stato aperto.

L'epilogo

E mentre Banja Luka organizza per il prossimo 5 ottobre la più grande manifestazione mai andata in scena dalla morte del 21enne, ci si chiede cosa avesse fatto di tanto grave David, quella notte, per essere torturato per 4 giorni di fila. Forse la risposta è nelle parole della canzone che lui stesso ha composto, poco prima di morire: “Sembra che non andrò lontano, perché sono solo un’altra pedina in questa storia”.

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